Il cinema spesso è un’ossessione o, comunque, lo può facilmente diventare. Non solo per chi lo guarda, da attento spettatore, ma soprattutto per chi lo vive, per chi ci deve vivere, per chi ne ha fatto il suo lavoro. C’è chi è nato nel cinema o per il cinema e chi invece ci arriva, dopo, a cinquant’anni per esempio, per caso o per necessità.
È questo il destino di Tony Paganelli, 50 anni appunto, disoccupato di Torino, del tutto estraneo al mondo del cinema. Nel 2008 decide che è arrivato il suo momento, decide che vuole scrivere e dirigere un film. Come se fosse facile, come se fosse il primo a volerci provare. Ebbene, non si sa come e perché ma Tony convince una troupe tecnica e degli sponsor a sostenerlo nella realizzazione di questo sogno irrealizzabile, con la promessa di star internazionali nel cast e altre di queste bugie.
Solo che, chi di questo mestiere se ne intende – i tecnici – si rendono subito conto che c’è qualcosa che non va, che Tony non funziona… Invece di andarsene e lasciarlo solo nel suo fallimento, decidono però di unirsi e girare un documentario su di lui, sulla sua storia, sul suo sogno. Ci vuole coraggio e il coraggio va premiato, quanto meno con un documentario di cui Tony è il protagonista, Il Produttore, diretto da Davide Fiorentini – al suo primo lungometraggio -, con la collaborazione di Giacomo Ciarrapico, uno degli autori del noto telefilm Boris.
“Parlare dell’ “ossessione” in questi termini, potendo permettersi di ridere di Tony – dice il regista – e allo stesso tempo ridere di noi tutti, è il motivo che mi ha fatto spendere tanto tempo su questo film”, racconta. “La collaborazione con Giacomo Ciarrapico è stata essenziale – aggiunge – per rendere al meglio la parte comica, mentre l’aspetto drammatico della storia era quello che più mi apparteneva. Credo che l’ossessione, il fallimento, visti da diversi punti di vista, siano temi importanti di questi tempi, per questo ritengo che questo sia un film liberatorio”.
Un film dunque sulle ossessioni, sui sogni, sui fallimenti. Un film su una persona ma su ognuno di noi che nel profondo vorrebbe fare come Tony e avere il coraggio di seguire i propri sogni, magari con più talento, ma tant’è.
Da questa strana esperienza di gruppo nasce un documentario che è anche una riflessione sul sogno, sull’illusione, sull’Italia di oggi. Un film che prima diverte, ma che diventa amaro e intenso. E che racconta, nel bene e nel male, il grande sogno per eccellenza: il cinema.