Una dimensione atemporale tra stralci di passato, un presente deturpante e un futuro impossibile. Un uomo, un superstite si trascina all’interno di una casa ormai ridotta ad un cumulo di ciarpame e macerie ma ad aver causato tutto questo non è un male venuto dal cielo, nessun cataclisma imprecisato. L’ordigno apocalittico è stato autoindotto; ormai quello che vediamo è un essere profondamente dilaniato nell’anima e nel corpo dal Krokodil, la droga che ti mangia la carne.
È stato infranto il limite di autoconservazione.
Solo e disperato l’uomo continua a bucarsi in preda a terribili crisi, allucinazioni, visioni mistiche, incubi, ferite che si aprono scavando e divorando i tessuti.
Vorrebbe abbattere questo invisibile assedio che lo attanaglia.
Si rifugia nei suoi ricordi felici, stringe al petto un peluche a forma di coccodrillo che lo lega ad un’infanzia senza ombre. Sogna di correre libero nella natura. Rinvigorito e felice tra montagne, deserti e foreste.
Sogna il suo corpo sano, lo ammira, lo abbraccia, ci fa l’amore come per ritornarne in possesso. Vorrebbe penetrarlo per rigenerarsi in nuova pelle e nuova carne ma ad ogni risveglio ritrova quell’odore marcente, orme di sangue che lo circondano.
L’incubo più terribile che si avvera. Un cadavere cosciente del dolore e della visione del proprio corpo che si decompone. C’è una salvezza? La possibilità di cambiare fino a quando ci viene concessa?
Purtroppo la realtà, in questo caso, supera la finzione filmica e diventa vero allarme sociale. Il Krokodil è una sostanza molto pericolosa diffusa da alcuni anni principalmente in Russia ma arrivata ultimamente anche in Germania e in America. Sembra che sia l’ennesima conseguenza della crisi economica. Quando l’eroina, troppo costosa, è sparita dalle strade è arrivato il Krokodil una miscela di sostanze chimiche tra cui codeina, iodio, benzene, fosforo rosso facili da trovare e da cucinare in casa. Una dose di eroina per un giorno ti costa 50 euro, invece il Krokodil ne costa solo 12 o anche meno ma il suo effetto dura poco, al massimo due ore, quindi la si deve inoculare molto più spesso e crea maggiore dipendenza.
Oltre ai danni agli organi interni, quando non viene iniettata in vena e finisce nel muscolo, brucia la carne provocando flebiti, necrosi fino all’amputazione degli arti. Si muore nel giro di due o tre anni passati ad assistere a queste dolorose lacerazioni fisiche.
“In Russia non danno il metadone, la gente è povera, anche per questi motivi si possono utilizzare queste schifezze. Per quanto riguarda l’Italia non sono preoccupato riguardo al Krokodil, sono più preoccupato per il ritorno dell’eroina”, afferma il Dott. Massimo Barra presente alla conferenza stampa del film.
Red Krokodil, in sala da giovedì 23 Gennaio, è un importante monito su una droga tra le più spietate in circolazione. L’agonia di un uomo devastato dalla tossicodipendenza, la sua ultima battaglia, il racconto del suo dolore.
Tutto questo oscillando tra realismo e oniricità.
L’apporto onirico, con meditata ricerca iconografica, è cifra distintiva del cinema di Domiziano Cristopharo, che oltre alla regia ha curato luci, make up e una notevolissima fotografia dai toni plumbei. L’attore protagonista, Brock Madson, oltre ad aver sostenuto egregiamente l’intero film, essendo un ex tossicodipendente ha suggerito importanti dettagli, elementi di quotidianità e veridicità. Da non tralasciare la sceneggiatura, vincitrice di un premio alla Samain du cinéma fantastique di Nizza, nata da un racconto inedito del giovanissimo Francesco Scardone.
Il percorso dell’eclettico Cristopharo ha trovato, per il momento, più visibilità, apprezzamenti e premi all’estero come sta accadendo a molti giovani talentuosi registi italiani snobbati dalla maggior parte delle distribuzioni nostrane rimanendo così invisibili al pubblico italiano che invece magari li apprezzerebbe.
Per fortuna ci sono esempi come Distribuzione Indipendente che fanno scelte diverse e i risultati si vedono come il recente successo di pubblico di Spaghetti Story.
Red Krokodil segna la fine della fase barocca che ha caratterizzato opere come House of Flesh Mannequins e The Museum of Wonders, ed è forse l’inizio di una ricerca visiva più essenziale anche se non priva di riferimenti al mondo dell’arte e del teatro.
Escludendo i momenti delle allucinazioni, quest’estetica del disastro è terribilmente reale. L’inquietante paesaggio, dall’effluvio post-apocalittico, che vediamo come scenario esterno è un’ autentica immagine di una delle città più inquinate della Russia.
Il profondo, totale stato di solitudine e abbandono del protagonista e la condizione disumana in cui sopravvive può sembrare un’enfatizzazione ma non lo è affatto.
In città russe come Tolyatti i tossicodipendenti vengono lasciati completamente soli, rifiutati dalle strutture ospedaliere, con scarsissimi supporti medici e psicologici. Gli appartamenti, le misere stanze dove ogni giorno vivono, cucinano il Krokodil e si bucano non sono molto diverse dalla casa del protagonista del film di Cristopharo. Sembrano campi di battaglia con mobili accatastati, totale incuria igienica perché l’unico pensiero fisso è la dose, tutto il resto non ha più nessuna importanza nemmeno vedere il proprio corpo degradarsi orribilmente.
Red Krokodil per il regista-demiurgo rappresenta il Purgatorio mentre l’Inferno è in lavorazione nel prossimo Doll Syndrome. La luce del Paradiso è ancora lontana e chissà quale forma assumerà.