Qualche settimana fa con un’operazione assolutamente degna di nota la Inconsapevole records grazie anche al supporto esterno del Mucchio, ha licenziato una compilation totalmente gratuita che omaggiava la scena alternative della Livorno degi anni ’90. Per inciso, una della nostre preferite di sempre, vuoi anche per la simultanea presenza nel nugolo di quelle band di realtà indimenticabili come Negative pole, Project 00 e Snathings.
Tra tutti i gruppi compresi nella raccolta ci sono pure gli Snaporaz di Carlo Virzì che ora con il suo nuovo film I Più grandi di tutti si riallaccia proprio all’estetica e all’atmosfera che poteva respirarsi in quel circuito tratteggiando la storia di una fantomatica formazione con cui forse però, a quei tempi, non avrebbe mai valuto condividere il palco nessuno. I Pluto.
Sei anni fa fummo fra quelli che apprezzarono L’estate del mio primo bacio soprattutto per la puntigliosità e la precisione maniacale con cui il fratello minore di Paolo colse le acconciature e gli sguardi imbronciati degli ultimi scampoli degli anni ’80. Questo, la sua esperienza personale nel furgone degli Snaporaz e la presenza nel cast di veri musicisti come Marco Cocci (Malfunk), Dario Cappanera (La Strana Officina) e Francesco Di Gesù (Frankie HI-NRG MC) facevano presupporre che Virzì potesse sviluppare una commedia attenta e ben disposta a parallelismi musicali. Inseguendo più i toni della commedia sgangherata old school toscana, il regista livornese però pare che alla lunga si accontenti soprattutto di smitizzare il mito della rock band alternativa in generale, pescando sì dai ricordi dell’ultima stagione che in Italia ha prodotto qualcosa di ancora spontaneo prima di Amici, ma non oltrepassando – a sua volta – la linea della classica storia semplice e divertente tipicamente tricolore. Se in Non Pensarci, grazie anche ad uno strepitoso Mastandrea, Zanasi ha colto con estro e naturalezza il senso di inadeguatezza e l’amaro approssimarsi alla maturità di un rocker ultratrentenne, ne I più grandi di tutti Virzì esaspera soprattutto la condizione di superficialità latente che caratterizza molte band nostrane che, nella maggiorparte delle volte non sono affatto padrone del loro destino.
Nel caso dei Pluto, una band rimessa insieme da uno pseudo giornalista-fan miliardario per un documentario celebrativo, Cocci e gli altri non sembrano nemmeno tanto in grado di confrontarsi con il loro passato tanto è disastrato e scompigliato il loro presente. Se la costruzione dei personaggi in questo senso è del tutto riuscita con la Pandolfi in versione sexy-maschiaccio ancora più irresistibile di Brody dei Distillers e Roja in un Drugo della Versilia con la t-shirt di Daniel Johnston in bella vista, nel complesso emerge una voglia di accontentarsi un pò troppo sbrigativa, anche nella scelta della colonna sonora, paurosamente scarna per una commedia musicale.
Aldilà di tutto ci auguriamo che I più grandi di tutti possa contare su un successo un pò più grande di quello dei Pluto, almeno per incoraggiare le produzioni italiane nell’ambito delle storie musicali, visto, che già nella reatà esistono vicessitudini umane assolutamente uniche. Basta pensare a Bobo Rondelli, per rimanere a Livorno.