Stan Lee (il creatore di Spiderman e molti altri supereroi) ha sempre detto che la caratteristica dei suoi personaggi (editi dalla Marvel Comic) era quella di essere dei super eroi con super problemi, contrariamente ai mascelloni un po’ stereotipati della DC Comics (Superman, Barman, Wonder Woman, Flash); si riprometteva così di avvicinarceli il più possibile colmandoli di complessi di colpa, problemi relazionali e riempiendo le sue bellissime tavole di lunghi momenti di introspezione, costringendo i suoi disegnatori ad adattare ai fumetti una tecnica decisamente cinematografica che ha reso sempre di facile successo il passaggio al cinema delle sue storie.

spider manPer intenderci i personaggi Marvel più famosi che hanno avuto una degna trasposizione cinematografica sono oltre a Spiderman, i Fantastici Quattro, Hulk, gli X-Men, Wolverine e Silver Surfer (quest’ultimo un vero e proprio filosofo dello spaesamento e campione del monologo interiore – presto anche lui verrà celebrato al cinema nel nuovo film sui Fantastici Quattro).

Ecco, il gioco sembrerebbe semplice, ma non sempre le ciambelle riescono con il buco, nonostante la collaudata regia di Sam Raimi, Spiderman 3 proprio non riesce a “tessere”… una narrazione in grado di integrare e armonizzare perfettamente un quotidiano ordinario dei suoi super personaggi con gli atti eroici dovuti al “ruolo” pubblico a cui sono chiamati. Il film infatti è continuamente fuori registro, i bellissimi duelli volanti stridono con la cattiva recitazione e la sceneggiatura scadente che accompagna i nostri eroi nei loro quotidiani confronti con la quotidianità delle storie problematiche.

Per dovere di cronaca annoto che Spiderman 3 non si avvale della collaborazione in sceneggiatura di Michael Chabon e forse questa assenza pesa nella scrittura del film, infatti Chabon è un po’ il “padre” della consacrazione “letteraria” per i super eroi della Marvel con il suo bellissimo romanzo Le Fantastiche avventure di Kavalier e Clay (Rizzoli, 2001 823 pag. – premio Pulitzer 2001), dove la scrittura e l’invenzione legata alle avventure di due super eroi accompagnavano il suo autore da una Praga in mano ai nazisti ad un “sogno americano” ottimamente narrato in un fiammeggiante dopoguerra Newyorkese… 

Ma tornando al nostro Spiderman 3 si nota come gli obiettivi del narratore siano molto chiari: giustapporre ad una, abbastanza riuscita, escalation emotiva legata agli scontri tra i grattacieli di New York (ecco questo sì, la “Grande Mela” è ripresa in maniera formidabile, sia a livello del terreno sia quando il nostro volteggia tra i grattacieli appeso alle sue ragnatele – tra tutte le immagini sottolinerei un nero Spiderman in preda a feroci crisi di coscienza appoggiato ad una altissima guglia gotica sotto la pioggia battente), scene di vita quotidiana, per dirci come comportamenti sbagliati e contrari ad alcuni sani valori si riverberano anche nelle azioni eroiche…. che sono cristalline ed efficaci quanto più cristallino e morale è l’animo dell’uomo in calzamaglia che le esegue.

Sì certo come non essere d’accordo (o no??) con l’apoteosi di sacri valori quali l’amore, l’amicizia, il rispetto per i sentimenti degli altri, la correttezza nelle relazioni sentimentali e forse parlarne in un film dove eroi in calzamaglia si massacrano volando sui grattacieli di Manhattan a velocità pazzesche non è neanche una cattiva idea… probabilmente a Spiderman concediamo anche alcuni dialoghi con la sua fidanzata da Tempo delle mele, ma tutta questa roba qua neanche per un istante riesce a trovare un rapporto equilibrato con il resto della storia e la sensazione di aver visto due film diversi malamente appiccicati l’uno all’altro è forte (in fondo con 156 minuti di pellicola sono in molti a girarne due di film).

Ah dimenticavo. Per i cultori del genere sottolineerei come uno dei baci più famosi della storia del cinema, il primo che Spider regala alla sua Mary Jane a testa in giù sospeso al sottile filo della sua ragnatela(nel primo film di Spiderman), viene qui inutilmente replicato a beneficio di una nuova avvenente amica bionda di Peter Parker (Gwen Stacy*) facendo infuriare, anche troppo poco a mio avviso, la sua MJ. Inutile e sprecata è anche la breve apparizione di Stan Lee in una scena del film dove dispensa l’ennesimo buon consiglio a Peter, che alla fine tirerà le somme e si rassegnerà ad essere sia il solito bravo ragazzo fedele, innamorato e tanto attaccato a zia May, sia l’affidabile protettore della sua città. 

*Gwen Stacy nel fumetto è l’originaria fidanzata di Peter ma muore uccisa da Goblin e solo dopo entra in gioco Mary Jane. La licenza poetica del film è comunque lecita, anzi anche divertente visto che, sempre nel fumetto, era Gwen quella più seria e “istituzionale”, mentre MJ prima della scomparsa della rivale era sempre stata l’amica più allegra e disinvolta. 
 

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