Metti un sabato sera con la voglia di cinema. Uscire di casa per andare allo spettacolo delle venti per vedere un film attesissimo uscito nel weekend… Andare a passo svelto al cinema rischiando di non arrivare per tempo, aprire trafelata la porta del cinema, il fiato corto per la corsa e trovarsi davanti a un freddo, glaciale cartello che recita: “I POSTI DELLA SALA 1 SONO ESAURITI”. Pensare, vabbè è da vedere anche il film della sala 2 – ci saranno posti, è già uscito da una settimana – ma un altro cartello gemello recita lo stesso freddo messaggio: I POSTI DELLA SALA 2 SONO TUTTI ESAURITI. Nel senso che hanno un esaurimento nervoso e li hanno ricoverati?

Nessun biglietto disponibile neanche per lo spettacolo successivo… E’ bello che un cinema sia così preso d’assalto, per film di qualità (europei). Ma è uno di quei sabati sera con una tale voglia di cinema che se una fosse incinta rischierebbe di far nascere il bimbo con una voglia a forma di poltrona e schermo sulla guancia (e non è proprio una bella cosa)…

Mentre sconsolatamente ritorno verso casa pensando che forse la settima arte non è in crisi, che forse le sale non chiuderanno (visti anche gli articoli trionfalistici di questi giorni sulla salute al botteghino del nostro cinema) e fosse vero, pazienza per il mio sabato sera, l’attenzione viene catturata da una vetrina, l’unica accesa dopo la chiusura dei negozi, e quell’ultimo neurone rimasto mi fa ricordare che lì c’è uno storico cineclub, che ancora sopravvive. Forse sono salva! E infatti…

Spettacolo delle 20,30: HIROSHIMA MON AMOUR di Alain Rasnais (Cannes 1959). Non vedo questo film dai lontani tempi della tesi. Mancano 10 minuti, il tempo di fare la tessera, vedere l’anziano regista che gestisce la sala fare il cascamorto con una giovane per poi fermarsi quando, alla domanda sull’età, la ragazza dice di avere 22 anni e lui dichiara di provarci solo con quelle sui 35- 40. E vorrei vedere, vista l’età del soggetto le 35enni sono già giovanissime per lui, sì che ormai nel nostro paese vanno di moda le minorenni. I suoi modi un pò viscidi, mi riportano alla mente le immagini dei Tg di questi giorni, del vecchio che ci governa, che fa il galletto a destra e a sinistra e piazza le sue amanti a pagamento in ruoli di potere… E magari c’è anche qualche donna che ha il coraggio di trovarlo vagamente affascinante coi capelli che sembrano un parrucchino di plastica (alla Big Gym) e quell’orecchie scimmiesche sempre più grandi. Mentre faccio la tessera mi affiorano questi pensieri e per un tratto anche la voglia di andarmene, ma la voglia di cinema prevale e…

Chiusa la tenda della piccola accogliente sala sembra di stare in uno dei mitici cineclub parigini anni ’60.  Un pubblico variegato: noto con piacere qualche coppietta di ventenni: studenti di cinema? Lui avrà portato lei a vedere il film per far colpo?

Partono le prime note sui titoli di testa ed è già amore: Hiroshima mon amourHo visto tutto. No non hai visto niente! Il dettaglio di due corpi nudi, le unghie di lei con lo smalto, sensuali, sulla scapola di lui… Un uomo e una donna: Hiroshima e Nevers che s’incontrano per caso nel dopoguerra con le loro storie dolorose. In quell’incontro c’è tutto, la guerra, la distruzione assurda della bomba atomica, la ricostruzione dolorosa, la paura, l’amore, la vita e la morte. La voce fuori campo dei due amanti e il montaggio alternato dei dettagli della città, dei corpi martoriati dalla bomba… Luoghi attraversati dai corpi, dalla mdp… Già in questo primo film di Resnais – definito il regista della memoria – c’è il suo sperimentare il linguaggio, manipolare il tempo per raccontare con sensibilità i grandi traumi della sua epoca (campi di sterminio, Hiroshima, la guerra del Vietnam… ); il suo rinnovare le strutture narrative stabilendo un collegamento con gli scrittori più originali del suo tempo: qui è Margherite Duras. Un racconto del passato al tempo presente: la storia di Hiroshima appartiene al passato, ma vive al presente nella testa della protagonista e infatti nel film non ci sono flashback, si procede per associazioni di idee e immagini.

Completamente soddisfatta e appagata dalla visione attraverso Piazza San Pietro: al suono dei passi sul selciato immagino di trovare Jannacci sdraiato sotto il colonnato privo di vita in attesa dell’udienza col papa, come nel film di Ferreri. Tornare a casa e assaporare la magia di Internet che permette di ritrovare, vedere e rivedere le sequenze del film: mi fa sentire un po’ d’altri tempi, quando tutto questo non esisteva e il lavoro di ricerca si faceva in archivio su introvabili VHS.

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