The Woodsmans del regista C. Scott Willis (presentato nella sezione Extra) è stato originariamente pensato come un lavoro sui componenti della famiglia Woodsman (George pittore astrattista, Betty ceramista, il figlio Charlie e la figlia Francesca, tutti artisti), ma il documentario finisce inevitabilmente per concentrarsi sull’interessante fotografa Francesca Woodman, morta suicida nel 1981 all’età di 22 anni. Ed è proprio da questa artista che si resta piacevolmente colpiti e affascinati: dal soggetto dell’indagine più che dalla riuscita dell’operazione. Attraverso le testimonianze dei suoi cari e delle persone che sono state in qualche modo vicine alla sua vita, Scott Willis cerca di ripercorrerne la sua poetica, personalità e deriva esistenziale.
Si parla di arte, del percorso artistico e professionale dei vari componenti Woodmans, ma l’attenzione torna inevitabilmente verso Francesca, personaggio carismatico reso ancor più affascinante dal misterioso e imperscrutabile gesto estremo che inevitabilmente l’ha ridefinita ex post. Scott Willis tenta di comprendere il suo mondo attraverso interviste dirette, presentazione di gran parte delle sue foto, stralci di diari e video-performance girati direttamente dalla fotografa. Artista dal tratto fotografico che ha anticipato stili e tematiche dei decenni successivi, la Woodman è stata prevalentemente soggetto e oggetto della sua arte: fotografava se stessa e il suo corpo in una sorta di esplorazione del proprio io, della propria identità.
Di là dall’interesse che la vita di Francesca Woodsman inevitabilmente suscita, ed anche senza dare troppo peso allo stile convenzionale in cui il documentario è stato girato, quello che manca sono alcuni approfondimenti che di rimando obbligano ad una visione castrata, domande suscitate che non hanno il loro corrispettivo in analisi: che tipo di educazione ha avuto Francesca? La sua costante ansia di affermazione e rincorsa di ufficiali riconoscimenti professionali sono stati evidenti elementi che componevano la sua personalità, la stessa che l’ha portata a quella tragica scelta, perché non approfondirli visto che evidentemente riguardano anche gli altri membri della famiglia? Sprazzi di interviste lasciano intendere evidenti rapporti competitivi tra gli stessi Woodman, rapporti che hanno certamente riguardato la stessa Francesca, perché non analizzarli?
Scott Willis sembra indeciso sul da farsi, tocca quei molteplici spunti che si manifestano, ma senza affondare mai la lama. Il mondo che indaga offre più di uno squarcio che si apre di là dal consueto e del normale, ma mai prova a sollevare un lembo dello strappo per scrutarne il contenuto. I colloqui con i membri Woodmans restano educatamente equilibrati, lasciandoci una insoddisfatta esigenza: quella di non aver infranto i cortesi codici dell’intervista. Resta un affresco artistico di una famiglia, pur interessante per chi non conosceva Francesca Woodman, ma mancano tutti quegli elementi e meccanismi intimi e privati, chiave di volta determinante di ogni processo artistico.