[***] – Amabili resti è un film che sembra indirizzare lo spettatore verso un argomento per poi rendersi conto che il nucleo centrale della vicenda è tutt’altro. Ciò lo si denota anche dal titolo: gli amabili resti sono i ricordi e l’amore che la protagonista lascia ai suoi cari. Dopo il successo planetario della trilogia de Il Signore degli Anelli, che ha ricevuto un numero copioso di premi a vari festival e agli Oscar (17 statuette), e la più recente rivisitazione di King Kong (2005), Peter Jackson torna dietro la macchina da presa per portare sul grande schermo la trasposizione dell’omonimo romanzo di Alice Sebold (edito in Italia da E/O), un libro amato da milioni di lettori che ne hanno decretato il successo. Jackson ha iniziato a leggere il libro durante la post-produzione de Le Due Torri, su consiglio di Fran Walsh che lo ha trovato perfetto per la fervida creatività del regista, anche per l’aspetto magico e ultraterreno che il romanzo possiede.
1973 Pennsylvania. La quattordicenne Susie Salmon vive serenamente la sua adolescenza, ha una famiglia calorosa e un forte legame col padre Jack, con il quale trascorre molto tempo. Il 16 dicembre 1973 Susie viene uccisa dal vicino di casa, Mr. Harvey, senza che nessuno veda o sospetti nulla. Lo spirito di Susie rimane ancorato alla Terra, ritrovandosi esattamente nel mezzo, in un luogo-non luogo tra cielo e terra, dal quale la ragazzina vede il cedimento emotivo e psicologico dei propri familiari, con i quali vorrebbe entrare in contatto. Inoltre vorrebbe raggiungere Ray, con il quale avrebbe avuto il suo primo appuntamento galante.
Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens hanno collaborato alla scrittura della sceneggiatura. La storia si districa tra fantasia e realtà, non è la storia di un omicidio, l’intento del regista è stato quello di mostrare l’energia positiva che bisognerebbe sprigionare soprattutto nelle situazioni più disperate. Il film affronta in primis il difficile tema del dopo morte. Jackson ha utilizzato un modo drammatico e potente per affrontare vari temi della storia: il desiderio di vendetta, la rabbia, il sentirsi impotente, la frustrazione, la spietatezza di un assassino. Questi sentimenti, che i vari personaggi nutrono, sono legati molto alla realtà e alla materialità della vita. Susie si sente ancora parte della vita terrena e così il limbo nel quale trova rifugio è il riflesso delle sue emozioni terrene, legate alla sua morte, mescolate all’energia positiva che la pervade, prima a tratti, poi man mano che il personaggio si evolve e raggiunge un equilibrio, ad occupare sempre di più questo mondo. Il regista, nel creare il limbo di Susie, non ha fatto riferimento alla tradizione religiosa, ma ha dato vita ad un mondo fantasioso legato alle idee terrene che Susie poteva avere dell’aldilà, ai suoi sogni e alle reminescenze di ciò che riguarda il suo omicidio. Peter Jackson ha dato vita a un aldilà surreale, includendo luoghi o oggetti a cui Susie rimane ancorata: il gazebo è il luogo dove Susie vorrebbe recarsi; il campo di grano diventa un campo d’orzo e si trasforma in un mare che la sommerge raffigurando l’oscurità dalla quale è risucchiata. Le navi a grandezza naturale raffigurano le navi nelle bottiglie che Jack colleziona e il loro infrangersi sulle rocce equivale al suo crollo psicologico. Gli effetti speciali sono stati utilizzati per creare il limbo di Susie a cui i tre sceneggiatori hanno voluto conferire una dimensione evocativa ed effimera. Il limbo di Susie diventa talmente immaginifico da sembrare un mondo da fiaba. L’oscurità che attanaglia lo spirito della ragazzina mantiene il cordone con Mr. Harvey.
Il film è anche un thriller e la suspense lo pervade nei momenti in cui si cerca di scoprire chi sia l’assassino. Le atmosfere sono ispirate ai film di Alfred Hitchcock: Jackson ha creato una tensione estrema nelle due distinte sequenze in cui le due sorelle Susie e Lindsey entrano nella casa di Mr. Harvey. In quella di Lindsey il cineasta si è concentrato molto sulle sonorità da imprimere. Mr. Harvey conosce ogni scricchiolio, è come se la casa avesse un proprio battito cardiaco, così quando vi rientra, nonostante il silenzio, percepisce subito un’alterazione, mentre Lindsey ripone la tavola del pavimento nella fessura. La mancanza di suono in questa scena è una particolarità sonora. Le sonorità presenti nel film hanno un’importanza vitale tanto quanto la musica o la storia in sé e rappresentano un’arma indispensabile di cui il regista è orgoglioso. Per Jackson ogni singolo elemento del linguaggio cinematografico utilizzato nel film ha la medesima importanza, tutto è stato curato nel dettaglio.
È un film sui sogni, quelli di Susie che, nonostante venga strappata alla famiglia, sono più vivi che mai. Quando vede Ray al gazebo, sogna di potercisi recare, vorrebbe che sentisse la sua voce e i suoi sentimenti. È un film sull’amore: la difficoltà maggiore per Susie è quella di dover imparare a lasciar andare le cose che ha perso.
Peter Jackson nel delineare il personaggio di Mr. Harvey, egregiamente interpretato da Stanley Tucci, voleva creare un individuo anonimo, blando, patetico, privo di colore, noioso, che riesce a mimetizzarsi e quindi a passare inosservato, “come un albero in un giardino”. È un uomo apparentemente normale, che nasconde un animo oscuro e perverso. Tucci ha saputo trasmettere l’assenza dell’anima di Mr. Harvey, il totale alienamento del suo io, una persona che vive in apparenza, solo in casa può essere sé stesso, un individuo che passa le sue giornate a costruire case per bambole e trappole mortali per le sue vittime, perché solo così percepisce attimi di vita. Le sembianze dell’attore sono state trasformate, con lenti a contatto verdi, parrucca e baffi biondi e una dentiera, che hanno permesso a Tucci di mettere una certa distanza tra sé e il personaggio, col quale non si sentiva a proprio agio, per la sua totale malvagità.
Per ciò che riguarda la fotografia, c’è stato un uso naturalistico delle luci, inoltre Peter Jackson con l’aiuto di Andrew Lesnie (direttore della fotografia) ha ripreso Tucci, in parecchie sequenze, con una lipstick camera, che non è più grande di una scatola di fiammiferi, per mostrare il limitato punto di vista del mondo di Harvey. Il dito di Tucci è stato ripreso con questa camera, anche, per accentuare quanto Harvey utilizzi le mani per i suoi “lavori casalinghi”.
Amabili resti è il primo film che il regista gira fuori dalla Nuova Zelanda, almeno per gli esterni. Questo perché la Pennsylvania raccontata nel libro è intrisa di ricordi dell’autrice legati a quei luoghi specifici e si è voluto tener fede a quell’ambientazione. Per il resto è, nella visuale di Jackson, un film neozelandese. In Nuova Zelanda sono stati girati gli interni e si è fatta la post-produzione.
Il film vuole sottolineare come l’energia di un individuo non sia distrutta nonostante la morte del corpo e come dovrebbero prevalere i sentimenti di amore. I sentimenti positivi, che ci fanno andare avanti e rendon
o la vita di ognuno migliore, sono quelli che dovrebbero emergere dall’animo umano, perché i sentimenti legati alla vendetta portano solo all’annullamento di sé e allo sprofondamento in un baratro da cui è difficile risalire.
È un film positivo e ricco di emozioni, nel quale tutti gli elementi che Jackson mette in campo, dai personaggi all’ambientazione, dalle sonorità alla fotografia, contribuiscono a renderlo degno di attenzione.