Mercoledì 4 novembre si è conclusa la Viennale 2009 con la proiezione dell’ultimo film dei fratelli Cohen, A serious Man, nel Gartenbaukino di Vienna letteralmente preso d’assalto da una folla entusiasta. Nel corso della cerimonia di chiusura Lourdes di Jessica Hausner e Cooking History di Péter Kerekes hanno ottenuto il Premio della città di Vienna, All about Elly dell’iraniano Asghar Farhadi il Premio del pubblico Vienale-Standard e Survival song del cinese Yu Guangyi quello della giuria Fipresci.
Il bilancio di quest’ultima edizione del festival viennese è positivo sotto tutti i punti di vista: tanto per l’eccellente qualità ed il grande interesse artistico delle opere proposte quanto per il suo successo di pubblico. Dal 22 ottobre al 4 novembre la città intera si è mobilitata entrando in uno stato di effervescenza: durante i quattordici giorni della sua durata (il festival si è allungato quest’anno di ben due giorni) ci sono state 345 proiezioni e più di un terzo ha registrato il tutto esaurito. Anche il numero degli spettatori, nonostante la crisi, ha registrato un notevole aumento raggiungendo la bella cifra di 94.800 biglietti staccati. Un’indubbia soddisfazione per l’organizzazione della manifestazione, come ha dichiarato il direttore artistico del festival Hans Hurch: “Per me questa Viennale è stata forse una delle più belle e più riuscite di questi ultimi anni, fatto che mi incoraggia a proseguire anche nel futuro quel cammino indipendente, talvolta ostinato ed innovativo che ho intrapreso finora”.
La Viennale, festival non competitivo, propone da anni ormai in maniera coerente, coraggiosa e spesso contro corrente, dei programmi appassionanti che coprono un ampio spettro di produzioni provenienti da tutto il mondo senza inutili concessioni a paillettes e tappeti rossi e senza compromessi nei confronti di un cinema meramente commerciale. Il destino e la fama della Viennale devono molto alla persona del suo direttore artistico, responsabile del festival dal 1997, Hans Hurch, che è stato recentemente riconfermato nella sua funzione per i prossimi quattro anni. La Viennale è un evento di primo ordine nel panorama culturale del paese; un vero e proprio bastione di resistenza contro le tendenze reazionarie, xenofobe, ultra conservatrici di una parte, non trascurabile, della società politica e civile austriaca. Attraverso le sue proposte artistiche il festival vuole promuovere anche un discorso di apertura mentale, di tolleranza, di comprensione per la diversità, di impegno e di riflessione sociale.
Le innumerevoli proposte cinematografiche sono strutturate in tre sezioni principali che ne favoriscono la leggibilità e la fruibilità: film di finzione, documentari e film sperimentali. Ospite d’onore è stata quest’anno l’attrice Tilda Swinton. La Viennale le ha dedicato un omaggio presentando l’insieme della sua filmografia: dalla collaborazione con il cineasta ed artista d’avanguardia britannico Derek Jarman, al suo primo grande successo internazionale come protagonista del film di Sally Potter, Orlando (1992) fino al recente documentario di Cynthia Beatt, The invisibile frame (2009) girato in occasione del ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Con l’omaggio a Timothy Carey il festival ci ha fatto riscoprire l’enorme talento di un artista originale, difficile, anticonformista. Attore geniale, molti si ricorderanno della sua interpretazione in Path’s of glory di Stanley Kubrick, Timothy Carey non è mai riuscito a trovare il posto che si sarebbe meritato all’interno del sistema hollywoodiano. Amico di Cassavetes, che lo ha sempre sostenuto, Carey si è costruito una sua esistenza artistica al margine, lasciandoci due film autoprodotti come regista: The world’s greatest sinner (1962) e il film sperimentale Tweet’s ladies of Pasadena (1973), presentato per la prima volta al pubblico alla Viennale. Un programma speciale è stato dedicato anche all’opera del regista Lino Brocka, scomparso nel 1991 e considerato dalla giovane generazione dei registi filippini, fra cui Khavn de la Cruz che ha curato la retrospettiva, come l’artista che ha aperto nuove vie al cinema nazionale, esempio ed ispirazione per tutta una nuova leva di cineasti. La Viennale ha inoltre proposto due retrospettive organizzate rispettivamente in collaborazione con il Filmarchiv Austria e con il Filmmuseum. Il Filmarchiv Austria ha curato Early austrians, una rassegna di film muti austriaci dal 1906 al 1918, con accompagnamento musicale dal vivo. Il Filmmuseum ha messo a punto un programma dedicato alle commedie americane ‘trasgressive’: The unquite american curato da Jonathan Rosenbaum.
Senza dubbio una parte della riuscita di questa manifestazione è dovuta anche al pubblico locale: critico, esigente e veramente appassionato. Prova ne sono i vivacissimi dibattiti con i registi alla fine delle proiezioni, nonché le tavole rotonde organizzate intorno a soggetti cinematografici d’attualità. Particolarmente interessante è stato l’incontro con l’artista e regista iraniana Shirin Neshat, (Leone d’argento per Woman without a men a Venezia) e con il suo co-sceneggiatore Shoja Azari che ci ha offerto l’opportunità di una preziosa discussione sulla situazione politica e delle donne e sul ruolo del cinema nella società iraniana.
Vorrei infine menzionare un aspetto, non secondario, che conferisce alla Viennale molto del suo fascino e della sua specificità. Mentre la maggior parte dei grossi festival internazionali ricorre ormai alle asettiche ed anonime sale dei vari “Multiplex”, la Viennale proietta i suoi film in cinque “vecchi” cinema della città. Sono dei luoghi carichi di memorie cinematografiche come lo Stadtkino, mitico cinema d’Art et Essay, o veri e propri gioielli architettonici come il Metro Kino, un ex-teatro in stile barocco, il Küstlerhaus, una sala degli anni venti tappezzata di affreschi d’epoca e l’enorme Gartenbau Kino, costruito nel 1960, con il suo schermo gigante dove guardare un film ridiventa un vero e proprio piacere sensoriale. Il festival ha inoltre inaugurato quest’anno un nuovo luogo di incontro: il Badeschiff, un naviglio ormeggiato sul Donaukanal, dove ogni sera i vari registi presenti si sono cimentati come Dj’s dando il via a feste memorabili. Eccitante, vivace, multiforme e poliedrica, festa popolare ma anche evento di politica culturale la Viennale offre ai suoi spettatori divertimento, piacere estetico e un occasione per riflettere.