Il regista Michael Winterbottom ha incontrato la stampa italiana in occasione dell'uscita in Italia del suo nuovo film Genova.
Se dovesse descrivere il suo film in due parole cosa direbbe?
Il film è girato a Genova, ma la maggior parte degli attori non è genovese né tanto meno italiana, proprio come i personaggi del film che si trovano in una città nuova, scontrandosi con difficoltà impreviste e la necessità di ripartire da zero, reinventarsi la vita lasciando alle spalle il proprio passato. La famiglia protagonista del film, infatti, deve adattarsi a persone, città e lingua sconosciuti, potendo contare solo sulle proprie risorse affettive, come spinta verso un futuro migliore. La fine del film coincide, infatti, con l’inizio di una nuova vita per i protagonisti.
Quanto sono durate le riprese del film?
Le riprese a Genova sono durate sette settimane, in estate. Altre scene del film invece, sono state girate più tardi a Chicago; complessivamente tra riprese e post-produzione il lavoro è durato tre mesi.
Vivrebbe a Genova?
Ci vivrei se conoscessi meglio la lingua italiana. Credo sia una delle città più internazionali che abbia il vostro paese, come dimostra il fatto che vi abitano persone provenienti da ogni parte del mondo. Genova è una città che continua a incantarmi. Girare lì è stato per noi della troupe un’esperienza straordinaria, sia perché essendo il gruppo di lavoro ristretto tutto è stato più facile, sia per la straordinaria collaborazione che ci è stata offerta dalla città stessa. Per tutto il cast è stata un’esperienza formidabile, tanto che molti di noi alcune settimane dopo le riprese, ci sono tornati. Inoltre abbiamo ricevuto una notevole collaborazione anche dalla Film Commission ligure.
Avrebbe potuto girare il film anche in un’altra città oppure era l’unica possibilità per il genere di storia scelta?
Avrei potuto girare il film anche altrove, ma per me la location determina il film e certo sarebbe stato molto diverso in un altro posto. Il mio punto di partenza era Genova.
Nel film l’elaborazione del lutto di questa famiglia è importante, più volte sembra che stia per scoppiare una tragedia, poi il dramma resta contenuto. Qual è l’idea iniziale della sceneggiatura?
Per me il processo di svolgimento di un film è sempre evolutivo, non è stabilito nella mia testa in partenza. All'inzio con la sceneggiatrice Laurence Coriat avevamo pensato che il senso di colpa che la bambina più piccola -Mary- prova a seguito della morte accidentale della madre, potesse essere la possibile causa della sua morte alla fine del film, ma poi ci è sembrata la direzione sbagliata da prendere e abbiamo cambiato progetto. Genova è un film sull’elaborazione del lutto, ma anche un film sull’amore che lega un padre alle sue figlie. Questo film rappresenta la possibilità di ricominciare a vivere anche dopo una tragedia e la convinzione che le prove della vita, anche le più dure, possano essere sempre superare. La sceneggiatura rispecchia questa fede, anche se a me piace che le idee evolvano insieme agli attori e agli stimoli che offrono le locations scelte. Genova, che per noi della troupe era una città nuova e dunque misteriosa, è stata infatti stimolo per continue invenzioni narrative.
Nel film c’è un piccolo elemento biografico: anche io ho due figlie che hanno diversi anni di differenza tra loro e dalla mia esperienza ho imparato che spesso la più piccola rimane un po’ indietro, proprio come Mary che diventa una figlia unica nel momento in cui la sorella Kelly, ormai adolescente, sembra abbandonarla nel suo mondo infantile.
C’è una citazione musicale da Effetto notte, film che ha per finale un incidente di macchina. Genova invece inizia con un incidente di macchina. Ci sono altri punti in comune fra i due film?
Ho amato tantissimo Effetto notte, soprattutto per l’atmosfera che ho voluto trasferire anche nel mio film. Quel brano musicale volevo toglierlo ma per pigrizia l’ho lasciato; i due film vivono di sensazioni emotive simili e ciò mi piace molto.
Viste le ultime
clamorose vicende politiche italiane, che idea si è fatto in proposito di questo paese?
La situazione politica italiana è specchio del suo capo del governo Berlusconi: ora che si è accorto di non avere più immunità parlamentari, è in un vicolo cieco che per gli italiani potrebbe costituire un primo passo verso il cambiamento. A me sembra un fatto positivo perché nessun politico deve avere poteri che sono fuori dalla legge. E’una situazione che ha avuto un forte eco a livello internazionale: mettere sotto accusa politici che commettono atti contrari alla legge è il primo passo verso una vera democrazia.