[*****] – Presentato nel corso delle giornate degli autori, al Festival del Cinema di Venezia, L’amore e basta, come suggerisce il titolo, non può essere definito un documentario sull’omosessualità, protagonista infatti non è semplicemente la diversità ma l’amore. E’ un viaggio che Stefano Consiglio ha intrapreso, partendo da un’indagine sull’omosessualità e perdendosi nei meandri illimitati di un sentimento indefinibile e privo di regole. Nei delicati incontri con nove coppie omosessuali, sparse per l’Europa – si va dall’Italia, alla Francia, alla Germania per finire in Spagna – Consiglio più che intervistare, dialoga, apre finestre sul vissuto di persone che hanno costruito una vita insieme, superato malattie, disagi sociali legati alla loro condizione di diversi o semplicemente condiviso la gioia di un figlio o quella ancora più semplice di una casa.
Scoprendo le storie di Alessandro e Marco, di Maria e Marisol, di Thomas e Johan e delle altre coppie, non solo attraverso le parole ma soprattutto negli sguardi che si scambiano, nella luce di un sorriso o nell’intesa di gesti che raccontano, lo spettatore ha il privilegio di spiare dal buco della serratura la felicità di chi ama. Il segreto della vita. Ma anche di interrogarsi su temi che non conoscono risposte univoche: che differenza c’è fra coppia e famiglia, sempre che ci sia una differenza? Cos’è la famiglia? Persino la dicotomia uomo-donna nella storia di Gino e Massimo inizia a perdere senso, come pure la convinzione che l’amore possa essere condizionato a limiti, oltre i quali l’altro possa smettere di amare.
D’Amore si vive suggeriva Silvano Agosti nell’omonimo documentario degli anni ’80, che l’opera di Stefano Consiglio, in qualche modo, mi ha ricordato. Dopo circa vent’anni infatti, si torna a parlare d’amore in un modo che fa pensare, che rompe gli schemi nei quali la società continua a costringere questo sentimento e, di conseguenza, la vita degli esseri umani, condizionandone irrimediabilmente, la possibilità di essere felici. Le parole dei protagonisti di questo documentario, come le domande di Consiglio, possono sembrare scontate a chi ha perso la grammatica essenziale del vivere, ma in un mondo che continua a contenere intolleranza e disagio per la libertà del sé, il lavoro di questo regista è un contributo essenziale al necessario risveglio delle coscienze, ad una rieducazione dell’essere umano al valore dell’unica chiave capace di aprire le porte della tolleranza, della civiltà, del rispetto, di un mondo diverso, ancora possibile: l’amore.
Come diceva il grande maestro Jiddu Krishnamurti: “Se non avete amore, qualunque cosa facciate, anche se correte dietro a tutti gli dèi, se vi impegnate nell’attività sociale (…) scrivete libri e poesie, sarete sempre uomini morti”.L’immagine che resta al termine della visione, non è quella di coppie gay fortunate ma la testimonianza di esseri umani felici, perché realizzati nell’amore. E quante volte capita, nel corso di ogni giorno, il privilegio di posare lo sguardo su volti raggianti di gioia? Consiglio regala questa opportunità a noi spettatori, come uomini e come membri di una società che ancora aspetta di essere fondata.
Senza scomodare Jiddu Krishnamurt, abbiamo il nostro ellenico san Paolo, molti secoli prima!
1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
2E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
4La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. 12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
San Paolo 52 d.C.