[**] – Un documentario sul pianeta terra è piacevole, perché ha come protagonisti animali e riprese mozzafiato di meraviglie naturali. Gli occhi degli spettatori, abituati alla violenza di parte del cinema attuale, alle disgrazie vomitate quotidianamente dai telegiornali e, quando va bene, ai volti di cera della classe politica, non possono che rigenerarsi, perdendosi nelle sconfinate distese di ghiaccio dell’Artico o nella vastità dell’oceano. Earth, essendo un documentario del genere, andrebbe quindi consigliato, come cura di benessere, per menti violentate dalla disabitudine alla bellezza.
Il discorso cambia se si guarda a Earth con l’occhio critico di una generazione cresciuta a documentari. Lo stupore svanisce e, oltre l’indiscutibile fascino di alcune immagini, l’intervento del digitale – a enfatizzare l’insieme – in alcune scene, lascia perplessi.
Agli amanti della natura, non può sfuggire, ad esempio, l’orrore di vedere il sole correre dall’alba al tramonto, in un cielo simile ad un caleidoscopio elettronico. Oppure l’inquietante crescita di fiori e piante a vista d’occhio, per rendere l’alternarsi delle stagioni. Earth, infatti, è un documentario incentrato sulle stagioni, dalle quali deriva la ciclicità del pianeta e del suo ecosistema.
A partire dal lungo inverno Artico, seguendo una famiglia di orsi bianchi nel cammino verso le acque ghiacciate, in attesa del disgelo, si conosce poi un gruppo di elefanti, delle anatre selvatiche e un’orca con figlia, che migrano attraverso l’oceano in cerca di cibo. Il documentario punta però il dito anche sugli effetti che, la presenza dell’uomo, ha prodotto su questo ciclo naturale: i ghiacci si sciolgono troppo presto, creando difficoltà agli orsi, gli elefanti devono percorrere chilometri, prima di trovare l’acqua in un mondo che va verso la desertificazione e le conseguenze lasciano un vago senso di inquietudine.
Che bisogno c’era, per far capire allo spettatore che l’inverno è finito, o che la primavera è alle porte, di mostrare la natura simile a un plastico a crescita comandata o di creare effetti virtuali che proiettano lo spettatore nella discesa a perpendicolo di una cascata come fossimo a Gardaland? Seduta nella poltrona della malinconia, pensavo al Pianeta azzurro di Piavoli e alla poesia che non ha bisogno di ritocchi. Earth è un prodotto commerciale, abbastanza scontato, che preferisce la patina di perfezione, all’incanto della verità. L’umanizzazione delle scene che raccontano la vita familiare degli animali, paragonati ai cuccioli umani dalla voce buonista e popolare di Paolo Bonilis, completa il quadro.
Sul tentativo buonista del utilizzo di Bonoilis sono d’accordo. Ha dato molto fastidio anche a me.
Per il resto il documentario mi è piaciuto molto. E’ un’opera complessa che sicuramente risente dell’intervento Disney, ma l’idea di partenza mi piace: l’inclinazione della terra è la chiave di lettura della presenza dell’uomo sul pianeta. Da qualche parte ho letto anche che è stata determinata dalla caduta di un asteroide. Ecco, vedere un mondo senza uomini, nello sguardo delle nostre origini mi ha affascinato. E benvenga il mezzo tecnologico se occorre per mostrare la complessità della natura che tanto ci sfugge. Aggiungerei almeno un’altra stelletta e mezzo…
Sono genuinamente piaciute a leggere questo weblog posti che Sono abbondanza di utili fatti, grazie
per la fornitura come data . Maramures Grazie, buona giornata!