Di Maria Giovanna Vagenas / Pablo Larrain ci parla di Neruda.
L’atmosfera del film
Quando ho iniziato questo progetto su Neruda mi interessava molto l’aspetto narrativo, il come raccontare questa storia, in un secondo tempo invece mi sono interessato molto di più a come fare per costruire i caratteri dei miei personaggi, oggi direi che quello che m’interessa di più é trasmettere una sensazione, un’atmosfera, un mood.
Ovviamente la trama é molto importante e i caratteri dei personaggi sono degli elementi chiave per conferire dell’umanità al film, ma quello che io cerco veramente sono le sensazioni, il movimento, un qualcosa che non é bloccato, che non é, limitato, chiuso in una scatola.
Poco tempo fa ho letto qualcosa su Godard che mi é sembrato molto interessante e molto bello. Godard dice che alcuni cineasti considerano se stessi come degli aeroporti o delle stazioni ferroviarie, ma lui si augura che i cineasti siano come degli aerei che transitano da un luogo all’altro. Ecco io penso che questa sia una bellissima descrizione perché fare film significa creare del movimento e questo movimento genera delle sensazioni ed ogni sensazione ha una sua propria tonalità.
Credo nella forza di un’atmosfera, per me è una cosa fondamentale.
Il film come artefatto
Abbiamo cercato di costruire un film con un aspetto, in un certo senso, molto artigianale; in Neruda ci sono pochissimi effetti speciali, la più grade parte del film é la vita stessa !
Non sono un tipo da effetti speciali, quando mi trovo di fronte ad uno schermo verde mi sento a disagio, ho bisogno di sentire che quanto avviene intorno a me é vita.
C’é qualcosa nel cinema che amo molto; sono tutte le cose concrete, tangibili, fisiche che si possono fare.
Come cineasta mi sento un po’ come quegli illusionisti dei vecchi tempi; qualcuno che crea delle immagini, che fa sorgere l’illusione con i mezzi semplici che ha a sua disposizione.
Guardando il film a posteriori, si può pensare in astratto che questo sia il risultato esclusivo del mio lavoro, in realtà io sono da qualche parte nel retroscena e un po’ come gli illusionisti, muovo vari elementi. Basta spostare solo una luce e chi guarda ha l’impressione di vedere qualcosa di reale, ma se ci fermiamo a riflettere per un attimo ci rendiamo subito conto che quanto vediamo sullo schermo non è null’altro che una ricostruzione artigianale della realtà.
Amo questo limite, questa frontiera pososa fra illusione e realtà, perché penso che sia semplicemente molto bella!
La figura di Neruda
Neruda è una figura storica molto importante; non abbiamo cercato di fare una pellicola storica sulla biografia del poeta rivoluzionario. Piuttosto che una pellicola su Neruda, abbiamo cercato di fare una pellicola “nerudiana”, concentrandoci su quegli sugli aspetti della sua vita che ci provocano. Per questo abbiamo pensato di fare una specie di biopic immaginario.
Non avevamo dunque l’intenzione di fare un film che fosse costruito come una “riproduzione” su grande schermo della vita e della personalità di Neruda, come dicevo, siamo partiti piuttosto dalle reazioni che suscita in noi la sua figura.
Ad un certo punto della sua vita Neruda ha l’intuizione di “inventare” il suo destino. Neruda è un artista che vede nell’invenzione del suo destino, la sua salvezza e la sua perpetuità, crea così il suo proprio mito e inaugurando un dialogo con la sua creazione.
Il personaggio di Péluchonneau
L’antagonista di Neruda nel film è un personaggio di pura finzione, un poliziotto di nome Péluchonneau al quale viene assegnato il compito di rintracciare Neruda e di consegnarlo alle autorità del paese.
Peluchonneau è un giovane uomo solitario e un po’ smarrito, come se il mondo gli si muovesse intorno senza che lui vi possa accedere. Noi tutti assistiamo a questa tormenta però lui no. Questa è per me la chiave del personaggio. Tutto vibra e si agita intorno a lui, le informazioni circolano ma lui parla come se le sue frasi fossero state scritte per un’altra persona. Lanciandosi all’inseguimento di Neruda, Péluchonneau imparerà a conoscere se stesso.
Questo personaggio era molto difficile da spiegare a parole ma Gael Garcia Bernal è riuscito a creare un singolare cocktail di umanità attraverso una serie di gesti impercettibili: un rictus sul volto o semplicemente il modo di mettersi un cappello in testa, con un occhio più in basso dell’altro o ancora il torpore dei suoi movimenti.
Pélouchonneau è un paria della società che vuole farsi un nome, in teoria sarebbe il recettore naturale della poesia di Neruda, però, per un qualche motivo, questa poesia non è mai arrivata fino a lui….
Genesi e sviluppo della sceneggiatura
La sceneggiatura di Neruda è all’origine un’idea di mio fratello Juan de Diós che avevamo pensato di realizzare con un’altra società di produzione; gli venne in mente molti anni fa, almeno sette o otto, ed è anteriore al film NO. A me quest’idea sembrava molto delicata da trattare e molto complicata poi, in quell’epoca, abbiamo incontrato Guillermo Calderòn.
La prima grande idea su questo progetto è stata quella di collaborare Guillermo Calderòn. Sebbene la sceneggiatura di Neruda fosse stata concepita all’origine come una sceneggiatura alquanto classica, durante tutti questi anni abbiamo continuato a lavorarci su lentamente, snocciolandola, per così dire, finché siamo arrivati alla sua forma attuale.
Come dicevo prima, la sceneggiatura iniziale, la sua prima versione, mi sembrava molto solida ed io personalmente non avrei mai osato toccarla o modificarla.
Anche durante il lavoro che ho svolto in seguito con Guillermo gli parlavo delle mie idee e dei miei pensieri ma non avrei mai osato mettere la mano sul testo, proprio perché non osavo avvicinarmi al personaggio di Neruda.
Ci sono delle cose che oso fare e delle altre che no; per esempio posso “firmare” questo film, esserne il regista, ma non avrei mai potuto scriverne la sceneggiatura, mettere in bocca a Neruda le mie parole.
Questo progetto era come se, diciamo, qualcuno avesse voluto fare un film sui Beatles con la pretesa di scrivere una nuova canzone dei Beatles! Ovviamente un’operazione del genere è complicata.
La sceneggiatura di Neruda si è dunque sviluppata molto lentamente e Juan de Diós ha potuto produrre il film riunendo un grande numero di finanziamenti come la partecipazione del programma Ibermedia, AZ in Argentina, Setembro Cine in Spagna, Funny Ballons in Francia.
Neruda è una pellicola grande e complicata in termini di produzione.
Ad un certo momento, per una questione di date e di altre cose ancora, il film ha dovuto spostarsi ancora. Nel frattempo, presi da una specie di esasperazione e dal desiderio impellente di filmare qualcosa, è nato Il Club, che abbiamo girato, al contrario di Neruda, in tempi molto brevi.
Per tutte queste ragioni, quando penso alla struttura della sceneggiatura di Neruda, non posso che essere infinitamente grato a Guillermo Calderòn per il lavoro meraviglioso che ha fatto.
La sceneggiatura e il rodaggio
Vi racconto un aneddoto che mi sembra molto indicativo.
Due settimane prima di iniziare le riprese di Neruda, mio fratello, cioè il produttore, mi chiama e mi dice: “Guarda, qui abbiamo una sceneggiatura di 160 pagine, non possiamo filmare tutto questo materiale, è troppo. Cerca di tagliare almeno 20 pagine perché non entrano nella piano delle riprese e non abbiamo neanche i soldi per farlo. “
In seguito a questa chiamata siamo partiti con il mio co-scenarista Guillermo, non so più neanch’io dove, in un posto isolato, su una spiaggia; quando siamo ritornati avevamo una sceneggiatura di 187 pagine!
In quell’occasione ho detto a Juan de Diós: “Fratello, sorry! Io la girerò tutta questa sceneggiatura, perché qui non c’è proprio niente che io possa tagliare.”
Così abbiamo girato sei, sette pagine di sceneggiatura al giorno che è veramente molto e corrisponde piuttosto al ritmo di rodaggio di un telefilm, piuttosto cha a quello di una pellicola cinematografica.
Con Guillermo abbiamo scoperto un sacco di cose. Per me era un vero piacere vederlo scrivere e vedere tutto quello che stava sorgendo dal suo lavoro, per cui ci siamo lanciati in quest’avventura con una sceneggiatura gigante!
Avreste dovuto vedere la script che andava in giro con un mucchio enorme di pagine! (Ride)
Alla fine abbiamo girato per nove settimane, a cui bisogna aggiungere delle giornate di rodaggio a Buenos Aires e a Parigi.
L’identità visuale
Per me è veramente importante che ogni mio film abbia una sua identità visuale ben definita. Lavoro con un impegno particolare su questo punto perché voglio che ogni film abbia un aspetto e un ritmo proprio.
É un lavoro molto istintivo, spontaneo; lo stile si definisce in relazione alla natura propria di ogni singola pellicola, è un qualcosa di molto specifico, legato ad ogni singolo progetto.
Dietro il lavoro di messa in scena c’è molto amore e la relazione con ogni film è, in un certo senso, una relazione filiale.
Il personaggio storico di Neruda e il lavoro con gli attori
Sono molto contento del risultato finale di questa pellicola. Neruda mi sembra un film molto bello, ma il personaggio storico di Neruda è molto più di un qualsiasi film!
Questo film è semplicemente un’approssimazione arbitraria, fatta da un gruppo di artisti, a partire dall’aura della sua figura.
Sono partito dall’idea di situare la pellicola in uno spazio non-realista per cui le interpretazioni degli attori sono al limite del realismo. Non sono molto bravo nel fare delle prove, più che altro abbiamo letto insieme la sceneggiatura e ne abbiamo un po’ parlato, poi ho preso le mie decisioni direttamente sul set .
Come dicevo prima, abbiamo giocato a spingere il realismo fino ai suoi limiti per fare capire che ci troviamo in uno spazio di pura finzione. Il cinema di stampo realista mi sembra veramente molto difficile da realizzare ma quando è fatto bene, mi piace molto.
Per me Neruda ha un profumo artificiale, crea una sensazione non realista propria di un immaginario che s’ispira alla poesia di Neruda ma include anche un miscuglio di vari generi letterari, alla maniera di Borges.
In fin dei conti Neruda é un film filmato, inquadrato e raccontato in una maniera molto classica; è puro cinema insomma!