Il problema è che siamo più figli di quello strano anno di quanto ci piace ammetterlo, anche perché non è che da lì venga la nostra parte migliore, quella che ci piace esibire in società. Un aiuto a parlarne ce lo dà sicuramente un breve elenco di film:
Tutti gli uomini del presidente
Questa è la mia terra
Quinto potere
Rocky
Taxi driver.
Questi erano i candidati all’Oscar di quell’anno, direi una bella cinquina, tre sono pellicole imperdibili, però come tutti sanno l’oscar lo vinse Rocky… certo, Rocky, mica Quinto Potere o Taxi Driver…
Nel 1977 in Italia ci sono stati 32 gambizzati ed 11 assassinati da vari gruppi terroristici di estrema sinistra, il 17 Febbraio Luciano Lama all’Università La Sapienza di Roma non fa nemmeno in tempo ad iniziare il suo discorso agli studenti che occupavano l’Università perché viene sommerso da una folla decisamente ostile… gli scontri a Roma proseguiranno per giorni e si ripeteranno molte volte nel corso dell’anno; le radio private vicine al movimento – Radio Città Futura e Radio Onda Rossa, entrambe di stanza nel quartiere San Lorenzo – faranno a gara nel raccontare fatti e scontri oltre a dar spazio, con una cronaca costante ed ossessiva, alle opinioni dei leder e dei militanti nel corso di quell’anno.
A distanza ci sarebbe da dire: grande confusione sotto il cielo, ed il cinema, visto da questa prospettiva, perde la sua partita nel raccontarci il mondo parlando d’altro. Eppure forse nella nostra cinquina qualche risposta in più c’è: e se mettessimo fianco a fianco Rocky e Quinto Potere, ci aiuterebbero ad indagare quello che successe nelle strade italiane e nelle teste di tanti compagni, che hanno gettato alle ortiche la loro prospettiva di convivenza e dialettica civile?
Per capire e raccontare meglio aggiungerei ulteriori informazioni: nel Gennaio del 1977 Enrico Berlinguer chiede ai “compagni” austerità e rigore nei consumi, mentre a marzo il parlamento autorizza a processare i ministri Gui e Tanassi per lo scandalo Lockeed (…comunque Tutti gli uomini del presidente la nomination l’aveva presa…) .
Ecco da un lato Rocky/Stallone che con i suoi pugni diventa famoso, lui, mica il partito dei pugili italiani, dall’altro ad alcuni sembra che le armi possano restituire al nostro paese giustizia. Sullo sfondo, poi, ci metterei Quinto Potere. Berlinguer nel frattempo dice cose “giustissime”, ma ai più sembra venire da Marte anche se Benigni gli vuole molto bene (anche questo film è del “77”).
Qui potremmo concludere; nelle poche righe precedenti c’è tutta la nostra storia, direi i fatti, con la sua fine impietosa delle grandi narrazioni, di un partito a quelle ancorato, ma incapace di parlare ad un mondo già inconsciamente impregnato di postmodernità televisiva, dove le istanze collettive sono morte in virtù di una esplosione individualista, dove tutto deve essere possibile e subito, …basta aver capito dove è l’errore qual è la strada giusta, qui ed ora, proseguire con i pugni stretti, a capo chino…e raccontarlo in radio costantemente.
Così in quegli anni la nostra società ha iniziato a slabbrarsi, sono saltati tutti i ruoli e la strumentazione politica è apparsa veramente antiquata, per cui si è ricorsi ad altro, ma ad un altro che ancora aveva una “aria di famiglia” rispetto ai vecchi strumenti, alle vecchie consuetudini, perché in fondo la lotta politica e quella armata di quegli anni paradossalmente avevano lo stesso obbiettivo.
La mancanza di giustizia che c’era nella nostra società esplodeva sempre più violentemente, ma alla prova dei fatti il partito appariva incapace di migliorare la situazione. Ricordo le parole di Enrico Fenzi che raccontava come per lui aver capito e razionalizzato l’entità della violenza che ogni giorno pervadeva il nostro paese a scapito dei più deboli, lo “autorizzava” ad usare strumenti violenti per combatterla. Un passaggio logico strettissimo e drammatico, non mediato da nessuno, da nessuna entità politica, la violenza come risposta ad un “problema” rimandato ogni volta al mittente.
Fino a quell’anno una disperata ricerca di dialogo tra i movimenti ed il resto del mondo (società civile, intellettuali, produzione culturale) c’era stata, poi alla lunga qualcuno si è ritrovato a predicare nel deserto perdendo di autorevolezza anche tra i propri militanti (Lotta Continua si scioglie nel 1976 e nello stesso periodo l’area dell’autonomia perde la sua consistenza politica e movimentista a favore di numerosi travasi direttamente nei gruppi terroristici clandestini), così autorevolezza ne assunse sempre più chi si ripiegava su quel passaggio logico di cui parlava Fenzi.
Forse una maggior ostinazione da parte del movimento nella sua ricerca di strumenti ed emozioni altre (il c.d. “personale politico”) avrebbe dato frutti migliori, ma una disperata fuga in avanti alla rincorsa di una qualche forma di potere (malattia pericolosa) ha spaccato tutto.
Accanto alla deriva dei “movimenti” mi piace guardare in controluce due cose figlie dell’Italia in quegli anni come due facce di una stessa medaglia, quasi a segnare due direzioni che la nostra storia poteva prendere ed anche il movimento due facce simili le aveva: Il 16 Luglio del 1976 all’Hotel Midas di Roma Bettino Craxi diventa segretario del PSI spodestando il vecchio De Martino, il 13 Maggio del 1978 viene approvata la Legge n. 180 sul trattamento psichiatrico (dal Parlamento non con un referendum…) detta “Legge Basaglia”.
Le BR poi continuarono a sparare, la 180/78 fu una “rara avis” nella nostra politica e il 4 Agosto 1983 Craxi formerà il suo primo governo… la direzione segnata venne mantenuta con decisione… E senza troppe deroghe verso qualcosa di meglio.
Tornando al “77”, in fondo ciò che si è concretizzato in quella stagione è figlio di alcune situazioni che in trent’anni siamo stati bravissimi a conservarci intatte nella loro pericolosità sociale, ed ora (grazie a cinismo, utilitarismo, divisione sociale…?) siamo abituati ed allenati a maneggiarle:
1. La mancanza di giustizia
2. Scarsa rappresentatività del/dei partito/i che in quanto di sinistra dovrebbe/ro mediare le istanze di chi “patisce” maggiormente quanto al punto 1
3. Individualismo e creatività indiv
iduale propagandati quale strumento efficace di conoscenza ed azione sulla realtà
4. Società mediatica (bruttissima questa definizione, ma come dicevo uno poi si abitua e ci capiamo anche così…) Tutta questa roba c’era già trent’anni fa, solo che allora mescolando gli ingredienti è apparso subito chiaro che non c’era troppo da stare allegri, poi a furia di rimuovere e dimenticare gli anni di piombo (che così ci si risparmiavano alcune domande difficili scomode un po’ per tutti) è finito che non ci siamo più interrogati troppo sulle risposte a certi problemi e come tutti sanno poche cose si risolvono da sole, forse l’influenza…
Tornando al cinema, un bel film che di questo parla l’ha fatto Calopresti al suo primo lungometraggio nel 1995, con Moretti che per tutto il film si tiene nella testa un proiettile sparatogli contro 12 anni prima da una terrorista (Valeria Bruni Tedeschi), finché non si rende conto che il proiettile ha un significato solo per lui e decide che è ora di rimuoverlo.
Comunque, nel frattempo l’Oscar ad un film di Scorsese è arrivato, ci hanno messo trent’anni, ma alla fine ha avuto il riconoscimento più ufficiale che c’è, e lo ha avuto con un film spettacolare ma affatto indulgente verso le manipolazioni e le violazioni più o meno clandestinamente organizzate (il limite tra poliziotto e criminale è spesso labile, sembra dirci. E il personale non è mai rimuovibile, ma, anzi, diviene fatto manipolabile, soprattutto nella “società mediatica”). Ah, l’ultimo Rocky quest’anno non era neppure tra i nominati.