Dinamico, agile e agguerrito come il leopardo che lo simbolizza, il festival di Locarno ha inaugurato ieri – 6 di agosto – la sua 61esima edizione con la proiezione di Brideshead revisited di Julian Jarrold. Il festival propone una programmazione centrata sul cinema indipendente, caratterizzata dal gusto della scoperta e della novità, ricca di opere prime o seconde e di un grande numero di prime mondiali. Diretto per il terzo anno consecutivo da Frédéric Maire, Locarno è dal 2002 un festival di categoria A e nonostante si trovi piazzato fra due eventi maggiori come Cannes e Venezia, non sembra soffrire della loro presenza ravvicinata. Locarno possiede una sua identità specifica fatta di proposte originali, inedite e coraggiose.
Nel corso della sua lunga storia il festival si è da sempre schierato al lato di tutte le nuove correnti cinematografiche e ha offerto un trampolino di lancio a molti talenti emergenti. Più di un grande regista è passato da Locarno prima di raggiungere una consacrazione internazionale: Chabrol ha vinto nel ’58 il Leopardo d’argento per il suo primo film Le Beau Serge, ma la lista è lunga e comprende fra gli altri Marco Ferreri, Arturo Ripstein, Mike Leigh, Gorge Lukas, Ken Loach, Jacques Rivette, Istvan Szabo, Osumane Sembene e Gianni Amelio.
Pur essendo un evento di dimensioni notevoli, quasi 200.000 spettatori e più di 350 film nel 2007, il festival ha saputo conservare un volto umano mettendo al centro dei suoi obiettivi l’incontro fra i cineasti ed il pubblico. Locarno è una festa del cinema aperta a tutti; prova ne sono le mitiche proiezioni in Piazza Grande, uno spazio urbano d’eccezione, che raggruppa ogni sera ben 8000 spettatori davanti a uno schermo gigante e propone una programmazione ad hoc.
Quest’anno il festival ha deciso di celebrare due cineasti: Amos Gitaï con il “Pardo d’onore” e Nanni Moretti con una retrospettiva integrale, un libro ed una mostra. Un ulteriore premio, l’”Exellence Award”, sarà attribuito ad Angelica Huston. Il festival si articola intorno a una decina di sezioni aperte a tutti i generi e formati, ed è completato da numerosi eventi, tavole ronde e mostre. Ovviamente le sezioni che suscitano il più grande interesse sono le tre grandi categorie competitive: il Concorso internazionale, il Concorso Cineasti del presente e i Pardi di domani.
Il Concorso internazionale propone tradizionalmente un panorama del cinema d’autore contemporaneo in cui i lavori di cineasti già affermati si affiancano alle opere di giovani talenti. Fanno parte di questa selezione fra gli altri : März primo film del celebre drammaturgo austriaco Klaus Händl, Feast of Villains del cinese Pan Jianlin, Katia’s Sister della cineasta olandese Mijke de Jong, Sonbahar del turco Özcan Alper, Yuri’s Day del giovane talento russo Kirill Serebrennikov, due film provenienti dall’Inghilterra: In the Market -A tale of trade di Ben Hopkins e Sleep furiously di Gideon Koppel, Nulle part terre promise del francese Emmanuel Finkiel, Kisses film irlandese di Lance Daly e Mar Nero opera prima italiana di Federico Bondi. Il Concorso Cineasti del presente presenta delle opere più radicali con un approccio, uno stile ed un soggetto innovativo. Il concorso Pardi di domani è dedicato ai cortometraggi di finzione e costituisce un vero spazio di rivelazioni e di scoperte.
Nella parte non competitiva spiccano in particolare quattro sezioni: la programmazione di Piazza Grande; Ici et ailleurs dedicata a dei film che si focalizzano sulla società contemporanea, la politica e le arti; Play forward ambito riservato al cinema sperimentale e alla creazione audiovisiva e Open Door che ha per vocazione di mettere in contatto i giovani registi di paesi emergenti con il mondo dell’industria. L’edizione di quest’anno si rivolge al cinema latino americano.
Infine, non bisogna dimenticare che il festival vuole essere un mezzo di presentazione e di promozione del cinema svizzero a cui sono dedicate una serie di proiezioni specifiche.
Quali saranno le grandi linee e le caratteristiche di questa 61esima edizione?
Nelle sue dichiarazioni stampa Fréderic Maire ha indicato, rispetto ai contenuti, due tendenze : da un lato un interesse particolare per le tematiche politiche e sociali viste attraverso la crisi del nucleo famigliare, dall’altro una concentrazione sul rapporto dell’uomo con il medio ambiente e sulla questione dell’ecologia.
Per quanto riguarda l’aspetto formale, la sorpresa è limitata perché, da un po’ di tempo, Cannes compresa, non si sente parlare d’altro, il direttore artistico ha infatti spiegato che i film selezionati portano spesso il segno di un ibridazione dei generi: documentario e finzione si fondono e si confondono alla ricerca di un rinnovamento della forme.
Scorrendo il programma di quest’anno si può constatare una forte presenza del cinema europeo. Per ora é ancora difficile stabilire se si tratta di pura casualità, di una volontà cosciente o più semplicemente della mancanza di opere di rilievo provenienti da altre regioni.
Altro dato di fatto: il cinema americano indipendente e quasi totalmente assente ma in questo caso la spiegazione si trova negli scioperi degli sceneggiatori statunitensi che hanno certamente contribuito a frenare la produzione.
La presenza italiana sembra, a prima vista, ridotta: solo quattro sono, infatti, i film italiani presenti nelle sezioni competitive del festival. In Competizione internazionale troviamo Mar Nero di Federico Bondi, un’opera prima dai toni poetici sul rapporto fra un’anziana signora italiana e la sua badante rumena.
Nel Concorso Cineasti del presente vedremo Beket di Davide Manuli, una commedia surreale in bianco e nero, assolutamente atipica, girata in tre settimane con un budget molto ridotto e Napoli, Piazza Grande di Bruno Oliviero, un film documentario girato in 16 mm. Per finire il corto di Samuele Romano, Camille e Mariuccia fa parte della selezione Pardi di domani.
Scarsamente rappresentato in competizione il cinema italiano si trova presente in forza in altre sezioni. Ici et ailleurs è quasi monopolizzata dalle produzioni peninsulari con ben otto film su venti, una sezione a parte: Confini d’Europa è dedicata a sei film di Corto Salani. Paolo Sorrentino e Corso Salani fanno inoltre parte delle due giurie principali.
Infine un evento atteso con molta curiosità e qualche reticenza è la partecipazione di due grandi scrittori che presentano il loro primo film in qualità di registi. Si potrà dunque assistere alla prima mondiale di Lezione 21 di Alessandro Baricco in Piazza Grande e quella di La possibilità di un’isola di Michel Houellebecq che verrà invece progettata in una sezione molto più confidenziale del festival, “Play Forward”.