di Maria Giovanna Vagenas/ Luminoso e screziato, come il cielo che si staglia dietro la scritta “Sogno” sulla  meravigliosa locandina di quest’anno – una fotografia scattata dall’artista messicana Graciela Iturbide a Cinecittà- il programma propostoci dalla 49esima edizione della Quinzaine des Réalisateurs si annuncia pieno di belle promesse.

Principale sezione parallela del Festival di Cannes, la Quinzaine è per tradizione luogo di proposte cinefile e – in una certa misura- alternative alla selezione ufficiale del Festival.

In un’atmosfera vibrante, piena di aspettative, Eduard Waintrop, direttore artistico della manifestazione dal 2011, ha annunciato e commentato la selezione di quest’anno al Cinema Grand Action di Parigi.

Sogno, piacere, sorpresa ed eclettismo sono stati gli aggettivi ricorrenti, con cui Eduard  Waintrop, sorridente e disteso, ha descritto i criteri che hanno guidato le sue scelte.

Venti lungometraggi e dieci cortometraggi sono il risultato finale di un lungo processo di selezione durante il quale il comitato della Quinzaine ha visionato 1649 lunghi e 1679 corti.

Il primo tratto saliente di quest’edizione è un’importante presenza di film francesi e statunitensi, la Francia e gli Stati Uniti saranno rispettivamente rappresentati con  cinque film in concorso.

Riconfermato è anche l’interesse del direttore artistico della Quinzaine per la creazione cinematografica del nostro paese: come l’anno scorso, l’Italia sarà presente con tre film.

Il continente sudamericano è invece rappresentato da un unico film proveniente dalla Colombia, mentre l’India, la Cina ed il Giappone sono assenti, una tendenza peraltro comune quest’anno anche alla selezione ufficiale del Festival.

Da sempre attenta ed interessata alla scoperta di nuovi talenti, la Quinzaine ci propone inoltre sei opere  prime.

In questo contesto, particolarmente interessante risulta il contributo proveniente dallo Zambia- paese la cinematografia del quale è tutta da scoprire- con il film Shula, della giovane regista Rungano Nyoni, la storia di una bambina di 8 anni, accusata di stregoneria e rinchiusa in un carcere speciale.

Natalia  Santa ci condurrà con il suo primo film, La Defensa del Dragon, alla scoperta di Bogotà, sul filo di una peregrinazione a forte carattere documentario.

Animatrice e produttrice dell’emissione radiofonica Les pieds sur Terre a France Culture, Sonia Kronlund, esordisce con un documentario, Nothingwood, dedicato a Salim Shaheen,  un attore, regista e produttore Afgano, estremamente prolifico e famosissimo nel suo paese.

The Nothing Factory opera prima del regista, scenarista e produttore portoghese Pedro Pinho tratta delle vicissitudini un gruppo di lavoratori dopo la scoperta che la fabbrica in cui lavorano viene smantellata a loro insaputa.

Fra gli esordienti c’è anche un italiano, Roberto De Paolis, con il suo primo lungometraggio Cuori puri.

Infine Patty Cake, dello statunitense Jeremy Jaspers, un’opera prima che ha già riscosso un notevole successo a Sundance per la sua verve e il suo rap travolgente, sarà il film proiettato in chiusura.

 Ovviamente non mancheranno all’appello i grandi nomi ad iniziare da quello di  Claire Denis che ha il compito di inaugurare l’evento con Un beau soleil intérieur,  una commedia insolita, interpretata da un cast francese d’eccezione: Juliette Binoche, Josiane Balasko, Xavier Beauvois, Nicolas Duvachelle e il cantante-attore cult Philippe Katerine.

Philippe Garrel, che aveva inaugurato la Quinzaine nel 2015 con il suo splendido L’Ombre des femmes, sarà di ritorno quest’anno con L’amant d’un jour, una singolare storia di famiglia interpretata da Eric Caravaca, Louise Chevillotte e sua figlia Ester Garrel.

Dopo avere fatto, lo scorso anno, un passaggio nella selezione ufficiale del Festival con Ma Lutte, Bruno Dumont si ripresenta, a tre anni di distanza dalla sua esilarante mini-serie Ptit Quinquin, con il suo nuovo film. Jeannette, l’enfance de Jeanne d’Arc è una commedia musicale burlesca tratta dal dramma mistico Le Mystère de la charité de Jeanne d’Arc del poeta Charles Péguy e accompagnata dal soundtrack elettronico-barocco di Igorrr.

Amos Gitaï  esordisce quest’anno alla Quinzaine, dopo avere partecipato già quattro volte al concorso internazionale del Festival, con un documentario sulle relazioni fra Israele e la Palestina il cui titolo, West of The Jordan River (Field Diary Revisited), rimanda esplicitamente ad un’opera giovanile del regista  Field Diary, girata nel 1982.

Infine Abel Ferrara presenterà Alive in France, un documentario autobiografico che il maestro americano ha girato durante la tournée in Francia in compagnia del compositore Joe Delia, del cantane-attore Paul Hipp e di sua moglie, l’attrice Cristina Chiriac.

Un altro regista caro alla Quinzaine, Sharunas Bartas, nume tutelare del cinema d’autore lituano, presenterà quest’anno Frost, un’opera che dovrebbe essere alquanto diversa dai suoi film precedenti. Il soggetto, d’attualità, ci condurrà sui passi di un giovane uomo e di due giornalisti, dalla Lituania fino al cuore del conflitto armato in Ucraina. Fra i protagonisti del film spicca la vedette francese Vanessa Paradis.

Molto atteso è anche il giovane regista americano Sean Baker che ha già suscitato un grande interesse in passato con il suo commovente Starlet (2012) nonché con la  vivacissima commedia trans Tangerine (2015). Nel suo nuovo film intitolato The florida project, interpretato Willem Dafoe, Caleb Landry Jones e Macon Blair, il regista segue la vita di un gruppo di bambini che vivono al margine del parco di Disneyland.

Direttamente da Sundance arriva anche Bushwich dei registi statunitensi Cary Murnion e Jonathan Milott, si tratta di un action thriller distopico interamente ambientato a Brooklyn e interpretato da Dave Bautista and Brittany Snow.

La giovane regista Chloé Zhao, ospite della Quinzaine per la seconda volta, continua con il suo The Rider la sua sensibile esplorazione del mondo degli Indiani negli Stati Uniti.

Un’altra giovane regista, l’indonesiana Mouly Surya, presenterà Marlina Si Pembunuh Dalam Empat Babak, un film che promette di essere assai estroso e singolare.

I tre film italiani in concorso costituiscono, a detta di Eduard Waintrop, un’espressione contemporanea della scuola neorealista.

L’Intrusa, secondo lungometraggio di Leonardo di Costanzo, regista del pluripremiato L’intervallo e documentarista di lunga data, si svolge a Napoli in un centro sociale, La Masseria, dove le mamme del quartiere portano i loro bimbi per offrire loro un’alternativa creativa di gioco, sottraendoli così ai pericoli di un ambiente esposto alla mentalità mafiosa.

Il film traccia il conflitto morale e umano che sorge il giorno il  cui Giovanna, la fondatrice del luogo, decide di accogliere due bimbi e Maria la loro giovanissima mamma, moglie di un mafioso arrestato per l’omicidio di un innocente.

«L’Intrusa non è un film sulla camorra- dichiara il regista nelle note di produzione- è un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza. L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, credo, un tema dei tempi che viviamo».  Molto interessante sembra essere anche il cast del film di cui fanno parte la coreografa e danzatrice Raffaella Giordano, l’esordiente Valentina Vannino e il musicista- performer Marcello Fonte.

Jonas Carpignano ritorna a Cannes con La Ciambra, un adattamento del suo proprio cortometraggio omonimo, presentato e premiato nel 2014  alla Semaine de la Critique.

Di padre italiano e madre afroamericana, Jonas Carpignano, giovane regista dal profilo atipico e dai molti talenti, a cavallo fra New York e Roma, dopo avere abbordato con grande sensibilità e il soggetto cruciale dell’immigrazione, nel suo primo lungometraggio Mediterranea (2015) (Semaine de la Critique), ci racconta in La Ciambra la storia di Pio, un ragazzino di 14 anni, membro di una comunità tsigana in cui dovrà, prematuramente,  affrontare delle grosse responsabilità. Gli attori non professionisti della pellicola sono gli attuali abitanti della Ciambra, una comunità rom stanziale di Gioia Tauro in Calabria.

Il terzo film italiano selezionato dalla Quinzaine è Cuori puri, opera prima di Roberto de Paolis, una struggente storia d’amore fra due ragazzi, Stefano e Agnese, provenienti da orizzonti completamente diversi. Per questo suo primo lungometraggio dal forte carattere documentario, Roberto de Paolis, fotografo di formazione, ha svolto una lunga ed accurata ricerca nelle parrocchie, nei centri di accoglienza  e nei campi rom. “I cuori puri del film, Stefano e Agnese, sono incapaci di tendere al mistero e al rischio della diversità” spiega il regista” al centro del film c’è il tema della verginità: da una parte quella del corpo, illusione infantile di purezza e di perfezione e dall’altra quella del territorio, metafora di barriere e muri che si alzano a protezione dell’identità”.

 Werner Herzog sarà premiato quest’anno con la prestigiosa Carrosse d’Or, un riconoscimento che la Quinzaine rimette ogni anno ad un grande cineasta per l’insieme della sua carriera. Nel corso della giornata a lui dedicata Herzog terrà una master class preceduta dalla proiezione di Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans (2009),  film da lui stesso scelto per quest’occasione.

Da sempre vicina ai nuovi talenti di domani, la Quinzaine presenterà inoltre i progetti della Factory. Si tratta di un’iniziativa inaugurata nel 2013 che si realizza ogni anno in un paese diverso offrendo la possibilità a dei giovani registi internazionali di incontrarsi e di creare insieme dei cortometraggi. La Factory 2017 si è svolta in Libano.

« Sognare è uno degli attributi essenziali del cinema– – spiega Eduard Waintrop sul sito web della manifestazione – anche quando segue da vicino la realtà la più cruda, quando rappresenta una tragedia, un dramma, e, in tutti questi casi il cinema ci fa sognare (..) » e aggiunge concludendo : « Venite a sognare con noi.. »

Non mancheremo di onorare questo invito.

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