CANNES 77
ANORA, di SEAN BEKER
CONCORSO
Vivace, luminoso e brillante come i lunghi fili argentati con cui la protagonista Ani, adorna i lunghi capelli castani, Anora di Sean Beaker ci seduce in un vortice debordante di energia in una pellicola che sa essere alla volta toccante, sorprendente ed esilarante.
Questa è la terza volta che il regista-autore newyorkese, figura di spicco di un cinema indie sensibile ai milieu marginalizzati ed intriso di umanismo, presenta un suo film a Cannes. Nel 2017 era stato invitato alla Quinzaine con The Florida Project – una storia girata in un motel a due passi da Disney World dove la piccola Moonee e sua mamma cercavano di lottare contro la precarietà. Nel 2021 il regista era stato selezionato per la prima volta in concorso con Red Rocket, girato quasi di nascosto e con un piccolo budget durante la pandemia, il film raccontava la storia di un ex-attore porno, squattrinato e costretto a vivere di piccoli espedienti.
Anora segna un tornante nell’economia di produzione di Sean Baker che, aveva raggiunto per la prima volta una fama mondiale con Tangerine (2015) filmando con il suo IPhone delle prostitute trans sui marciapiedi di Hollywood. Per Anora, oltre ad un budget importante, Sean Baker si avvale della collaborazione di un cast di professionisti in parte russo di cui fa parte anche Yuriy Borisov, che abbiamo già visto in concorso a Cannes (La Febbre de Petrov di Serebrennikov e Compartiment No. 6 di Kuosmanen). L’attrice statunitense Mikey Madison, disarmante e straordinariamente deliziosa nel ruolo di Anora, si era già fatta notare in Scream (2022).
Durante I primi venti minuti del film, non succede niente di particolarmente notevole, Sean Baker descrive semplicemente la quotidianità della sua protagonista e il milieu in cui lavora.
Ani una ragazza di 23 anni, dai grossi occhi espressivi e dal volto sorridente, sveglia e simpatica si guadagna da vivere come sex-dancer in un club della periferia di New York. Il suo lavoro consiste nell’adescare dei clienti e proporre loro una danza erotica in un separé, ma anche, se si presenta l’occasione, nell’offrire loro una prestazione sessuale completa. Sean Beaker segue, con una cinepresa agilissima, Ani in questo luogo brulicante di uomini e di corpi di ragazze in perenne movimento, in cui risa, voci e musica assordante si mischiano creando un’atmosfera caotica e vibrante. Una sera il padrone del club chiede ad Ani di andare al tavolo di un gruppo di russi che cercano una ragazza che possa parlare un po’ la loro lingua. Ani, il cui vero nome, di origine azera è Anora, ha imparato il russo dalla nonna, lo capisce perfettamente però lo parla male, accetta a malincuore di servire i clienti russi perché ha già finito il suo turno, ma alla fine si lascia convincere ed è cosi che farà la conoscenza di Vanya (Mark Eydelshteyn). Poco più che un adolescente, allegro e giocoso Vanya simpatizza subito con Ani che gli propone subito una danza erotica. La ragazza lo affascina, i loro dialoghi, mezzi in inglese mezzi in russo, sono toccanti e divertenti. Sempre più entusiasta di lei, Vanya le propone di visitarlo a domicilio. Ani, felicissima, accetta la sua proposta, non senza avere negoziato un’ottima tariffa per le sue prestazioni future.
Dopo il lavoro, all’alba, la vediamo prendere la metropolitana esausta e mezza addormentata, per tornare a casa. Vive con la sorella sposata, in un sobborgo di New York accanto alla via ferrata. Quando il giorno dopo arriva all’indirizzo di Vanya, Ani resta di stucco difronte ad una villa enorme; questo è il suo ingresso nel mondo frivolo, spensierato, e un po’ folle di Vanya, Ivan Zakharov, l’erede, viziato ed irresponsabile, di un potente oligarca russo, che reclama urgentemente il ritorno del figlio prodigo in patria. Vanya, immaturo ed infantile non ci pensa neanche, gli interessa solo divertirsi con gli amici, andare da un locale all’altro, girovagare in un luna park sul litorale e organizzare delle feste grandiose con musica, tanto alcool, droghe e sesso. Non c’è nulla di perverso o di malsano nel comportamento di Vanya e nel modo in cui si diverte, se non un rifiuto categorico ad assumere le responsabilità che la sua condizione gli impone. Pieno di slancio ma inesperto, Vanya fa di continuo l’amore con Ani che cerca, come meglio può, di guidare le sue ‘performances’ sessuali un po’ goffe dopo le quali il ragazzo si mette, immediatamente, a giocare a dei video giochi eludendo tutti i suoi tentativi di parlargli un po’.
Dopo una memorabile festa Capodanno nella sua villa, Vanya chiede ad Ani di restare con lui per tutta una settimana ed è pronto a pagare 15.000 dollari per questo. L’affare è concluso. Su un colpo di testa, decidono di partire con tutti i loro amici per Las Vegas, s’imbarcano sul jet privato dei Zakarov e partono all’avventura. Dopo un’ulteriore notte di sesso, Vanya, eccitato e felice, senza pensarci troppo su, chiede ad Ani di sposarlo. In una delle famose cappelle della città il gioco è fatto! Per sigillare la loro unione Vanya regala alla sua giovane sposa un brillante enorme. Sean Beaker ci racconta tutta questa vicenda con grande estro, seguendo i suoi giovani protagonisti in mulinello senza fine, pieno di gioia e spensieratezza. Anche le scene di sesso fra i de ragazzi sono tenere e leggermente comiche, ma mai scabrose, né volgari. In questa bella fiaba però, come in tutte le fiabe, l’incantesimo non può durare per sempre ed infatti, di ritorno a New York, dopo pochi giorni di vita in comune in cui Ani cerca di adattarsi al suo nuovo ruolo di donna ricca e sposata, la notizia del loro matrimonio giunge alle orecchie dei genitori di Ivan e a Mosca e scoppia il dramma. Sposarsi con una prostituta significa gettare l’ignominia su tutta la famiglia Zakarov. La temutissima madre di Ivan, Galina (Darya Ekamasova) e Zakharov stesso (Aleksey Serebryakov) s’imbarcano subito sul loro jet per New York, non senza avere prima ordinato al padrino di Ivan, Toros (Karren Karagulian), un prete armeniano, di recarsi da lui per sistemare le cose quanto prima. Da qui in poi, la vicenda decolla e ci travolge in una serie di avventure tragicomiche, assolutamente esilaranti, scandite più volte da scrosci di risate in sala. Dopo aver ingaggiato due scagnozzi – un connazionale armeno di nome Garnick (Vache Tovmaysan) e un tuttofare russofono, Igor (Yura Borisov) – Toros cerca di annullare il matrimonio, mentre Ani si aggrappa disperatamente alla speranza che il suo sogno d’amore sia reale. I russi hanno una certa fama, e non è difficile immaginare che le cose possano prendere una brutta piega. Chi si accorgerebbe della scomparsa di Ani? Forse nessuno…Facendo il lavoro che fa, Ani potrebbe essere cinica e disillusa, eppure, continua a credere nell’amore vero, anche se Ivan non sembra meritare la sua fiducia. Sotto i lunghi capelli bruni decorati di fili d’argento e le unghie false, si cela una giovane donna intelligente, gentile e piena di risorse. Ma alla fine, pur di non affrontare sua madre, Ivan scappa, piantando tutti in asso. Divertente e sorprendentemente profondo, Anora risplende grazie alla sincerità che Sean Baker sa infondere ai suoi personaggi, regalando al film un epilogo magnificamente delicato e pervaso di un’ambiguità commovente. Un piccolo capolavoro.