“La vita è un’altra cosa”. Il cinema e la ricerca sociale
Un incontro con Antonio Capuano
Seminario di studi a partire dal volume “Da una prospettiva eccedente. In dialogo con Antonio Capuano”, di A. Andria, A. Brandoni, F. Croce, Artdigiland 2022 di Silvia Tarquini.
Antonio Capuano, Armando Andria, Alessia Brandoni e Fabrizio Croce ne discuteranno con Mariapaola Pierini (storica del cinema, Università di Torino), Rocco Sciarrone (sociologo, Università di Torino), Antonio Vesco (antropologo, Università di Catania).
Organizzato da Dipartimento di Culture, Politica e Società – Laboratorio Larco
Il seminario è rivolto principalmente a studentesse e studenti dei corsi di Sociologia delle mafie (R. Sciarrone) e di Tecniche della recitazione cinematografica (M. Pierini).
28 febbraio 2023 ore 12.00
Torino, CLE, Aula A4
A partire dalla presentazione del libro-intervista ad Antonio Capuano – a cura di Andria, Brandoni e Croce – il seminario intende avviare un momento di discussione sui nessi tra il metodo del cinema e quello delle scienze sociali.
La raccolta delle informazioni, l’auto-riflessione sulle relazioni instaurate con le persone che popolano la realtà sociale indagata, il posizionamento rispetto al proprio oggetto di indagine, il suo inquadramento metodologico, le riflessioni intorno ai processi di costruzione del proprio sguardo: sono tutte operazioni che non riguardano esclusivamente gli scienziati sociali impegnati nel lavoro di ricerca sul campo, ma anche i cineasti intenti a raccontare la società con gli strumenti del cinema. Specie quelli più vicini al cosiddetto “cinema del reale”.
Se nel caso delle scienze sociali queste operazioni costituiscono un momento esplicito e addirittura fondante, nel caso del racconto cinematografico esse seguono percorsi meno codificati ma non per questo meno degni di attenzione. Pur con presupposti e obiettivi differenti – che si attestano su un piano artistico piuttosto che scientifico – anche il cinema di finzione, come la ricerca sociale ed etnografica, attinge dalla vita quotidiana per costruire le proprie storie: “Ah sì, io mi diverto assai quando devo pescare queste cose vere. Situazioni vere. Clienti della salumeria veri. Tu puoi ave’ tutta l’immaginazione che vuoi, ma la vita è n’ata cosa” (A. Capuano, Da una prospettiva eccedente, 2022).
Il seminario mira a mettere in dialogo due diversi sguardi sulla società, con lo scopo di stimolare una reciproca sollecitazione tra questi due mondi.
L’incontro tra cinema e scienze sociali è stato esplorato da diverse prospettive: dagli studi antropologici e sociologici sui media all’antropologia visuale e all’etnografia visiva, che hanno elaborato strumenti di indagine che si servono dello strumento visivo per osservare e analizzare la realtà sociale, avviando talvolta un proficuo dialogo con il mondo del cinema documentario. Pur tenendo conto delle importanti riflessioni avviate in questi ambiti di indagine, il seminario è dedicato primariamente all’incontro tra ricerca sociale e cinema di finzione, perché questi due mondi possano chiedersi insieme dove nascono le storie e come vengono costruite – che decidiamo poi di raccontarle scientificamente o artisticamente, oppure attraverso entrambi i linguaggi.
In genere, il cinema e le scienze sociali sono considerati due mestieri ben diversi che si pongono obiettivi del tutto diversi. Scienziate e scienziati sociali possono al più analizzare con i propri strumenti le narrazioni che il cinema mette in circolo e, nei casi più interessanti, studiarle in relazione al costante gioco di rimandi tra vita quotidiana e immaginario cinematografico (ancora oggi il dispositivo narrativo-mediatico più potente). Ma il cinema è sempre stato per le scienze sociali anche una fonte di ispirazione in relazione ai modi con cui è possibile raccontare la società. Davanti a film come quelli di Antonio Capuano, o a testi di analisi e critica cinematografica, chi fa ricerca sociale riceve spunti e sollecitazioni rispetto ai propri modi di guardare il mondo.
Questa sensibilità è alla base di un percorso avviato ormai diversi anni fa, quando presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società è stato istituito il laboratorio “Criminalità immaginate. Rappresentazioni sociali di mafia e antimafia” (tenuto da R. Sciarrone e A. Vesco). Nel corso degli incontri, studentesse e studenti non si sono limitati ad analizzare le narrazioni cinematografiche della criminalità, ma hanno ragionato intorno alla capacità del cinema di costruire uno sguardo complesso sul reale che le scienze sociali talvolta hanno perso di vista, imbrigliate in logiche accademiche e in strutture di pensiero che vincolano lo sguardo anziché liberarlo.