Di Luca Spanu/ Gentile. Una parola per dirla tutta di arcaica potenza e semplicità .. .spesso accoppiata in musica e letteratura a un apparente ‘reagente di contrasto’. Gigante. Violento egoista primitivo ma spesso destinato a Grandi Gesta. Dalla mitologia classica alla fiaba popolare a Wilde, a Dahl, a un omonimo GentleGgroup.
A significare forse – oh prodigioso artistico intuito! – che un tale aggettivo sarebbe stato destinato nel tempo e fuori di favola a sfarinarsi, perdersi nella foresta degli altri roboanti, ipersignificanti …oppur sviliti e svilenti in ovvietà.
Gigante e Buono e probabilmente Leale è dunque Ulrik come (già ma ancor più di) Nils Dickman di Kraftsidioten – e qui faccio grazia della (o rimando alla) globalizzante recensione a InOrdineDiSparizione, film da (ri)vedere, fosse pure su pay tv. Sommerso egli di attenzioni interessate e dallo affetto di sentimentali rozzi capobanda e scagnozzo (che abbraccia solo a comando) e casalinga e garagista e sfiorita maltrattata giovane donna.
Egli Ulrik usa la violenza solo per riparare tardivamente ma seccamente (come di ossa che si spezzano) ai torti subiti dai deboli e dalle deboli (incluso lui medesimo, ora come ora). I suoi affetti sono e restano puri e incontaminati .. . si sperdano essi nei decenni trascorsi a giornate di pesca con il figlio o si materializzino e focalizzino sul cibo (ringraziare per esso – anche magari solo con gli occhi – è una parte consistente della umanità che può e deve sfuggire al gelo dei tempi e dei luoghi, sembra dirci il regista per bocca di Ulrich e della sua cuocamante affittacamere), sul sesso-presto-pronto, persino sul motore di una automobile vista come veicolo ricettacolo di uomini, bambini, famiglie felici che si spostano da qui a lì, anche e soprattutto negli umidi freddi nordici. Egli Ulrik reagisce ma non consuma piatti di vendetta freddi. Ridiventa da carcerato uomo singolo, eppoi amante, compagno prima fugace non per colpa o iniziativa poi semistanziale, poi padre, poi suocero poi nonno. Il tutto in pochi giorni, grazie a un soggetto di rara grazia e compattezza. Tutti gli oggetti orpello di seduzione o convenzionale omaggio sono rivisti e deformati con ammiccante scherzosità, siano fiori, siano cioccolatini, siano giochi di bimbo. Notainfra: l’uso fuordimetaforico che dei fiori viene fatto nel film vale da solo la visione (come già in Broken Flowers di Jarmusch).
Una sceneggiatura al limite della perfezione in cui si incastrano monosillabi frasi attonite interiezioni esclamazioni orgasmiche invocazioni estasiate alla primavera incipiente (nella scena finale, unica ove la luce del sole spunta a cancellare il grigionero verdelivido del resto del film).
Comprimari efficaci nella laconicità quanto nella verbosità assassina (il garagista plurinfartuato e moralista, che nello aspetto ricorda il venditore di scherzi triste del tristerrimo Un piccione seduto su un ramo riflette sulla esistenza … or something)
Menzione anche alla colonna sonora: mai invadente, sempre sottilmente gaia stuzzicante a contornare i volti perplessi spenti basiti, le situazioni tristi e (apparentemente) meccaniche e senzamore. Angel Of The Morning su tutte. .. e il refrain pseudocaraibico che solo sui titoli di coda si scopre irriverente ma geniale arrangiamento (!?!) dello Schiaccianoci di Tchaikowsky… da porre direi al paro affettivo con il Bach degli Sky colonna sonora dei miei anni-teen.
Complimenti ancora una volta a Moland, a Skarsgard, al resto del cast, alla corrosiva ironia che mai si fa pretenziosa e discriminatoria, anzi affratella i nordici e i sudeuropici, la semplice gentilezza di un gesto o parola agli sguardi e alle azioni di chi perplesso la osserva.
Complimenti alla bella serata, passata tra gente competente e allegra, non so quanto poi al pari di me entusiasta di HPM, ma tant’è .. .gentili son sicuro si nasce e spesso anche si diventa.
ottima percezione, la grazia e la leggerezza contrapposte alla rozza e primitiva fisicità vichinga,
la semplicità quasi primordiale dei sentimenti esternati da bambini troppo cresciuti e sporchi è manifestata attraverso piccole variazioni mimiche, da sorrisi infantili che si aprono come per magia, il suono della lingua sembra scaturire da gutturali versi animali, sì, un bel film, per i motivi che esponi