Di Luca Spanu/Dal titolo originale, lapidario conciso Kraftidioten (Forza bruta, azzardo in libera traduzione, forse meglio di Brutiforzuti) a quello traslato in italiano In ordine di sparizione il passo non è forse breve, ma non porta gran danno e si lascia anzi apprezzare (nulla di simile dunque alla devastazione arrecata a Domicile Conjugale di Truffaut, che resta ineguagliata vetta d’idiozia e in quanto tale va citata, ma non riprodotta). La liberissima traSLAzione va dunque perdonata perché il tono dominante non è di ‘dark comedy’, ma più vicino a una macabra ‘slapstick’ o ritmata ‘totentanz’, con freddure (:ahaha) che solo a tratti tendono a (o tentano di) innescare il livello socio-riflessivo associato al registro ironico dominante, mai grottesco – non consentito dalla estremonordica latitudine, parrebbe. Fuorviante pare pertanto il richiamo a Kitano, come quello al genialoide Tarantino, se non per la ricerca onomastica dei gangster, che sempre si muniscono di un nome non d’arte, ma d’azione – nel senso più povero e hollywoodiano del termine – non come i coloratissimi straparlanti Mistereotipi che sono i Reservoir Dogs tarantiniani. Molland espone dunque una via raggelata e raggelante alla microepica mafiosa (norvegese), lontana dalla ‘poepica’ grandiosità di Coppola, Scorsese, Cronenberg, Sorrentino delle Conseguenze, ‘in minore’.
Potentissimo invece sovviene il richiamo a Fargo dei Cohen bros, nella Brainard-Minnesota assiderata dal freddo ma anche e principalmente dalla stupidità imperante, che tutto avvolge e domina, i buoni come i cattivi. Sullo sfondo archetipico filmico invece, accostabili solo nello spunto ‘sociopsicologico’, a mostrare come il dolore trasformi il codardo impiegato o il tranquillo architetto in spietato vendicatore : il possente Deathwish di Friedkin e il tristissimo Un borghese piccolo piccolo di Monicelli. La via di Molland è gelida e acre, paradossale nel raffrontare a schema il nord e il sud del mondo. Ogni inquadratura, parola detta sguardo rivolto rumore udito deve fare i conti con lo scricchiolante bianchissimo iridescente muro di neveghiaccio che riveste i paesaggi e infreddolisce le movenze e le coscienze dei personaggi, siano essi criminali o borghesi seri e tranquillizzati (che come già Sordi e Bronson si fanno ‘epici piccoli’ vendicatori), assistiti dalla culla alla (qui sempre immanente) bara, presso che assenti dalla scena, ma li dobbiamo intuire circostanti, perché a loro il messaggio è diretto, ammesso che vi sia e sia leggibile, come in tutti gli altri film del resto.Il paesaggio bianco e sterminato viene allora fronteggiato dalle enormi macchine multi-motrici e roto-scavanti che rimuovono sputacchiano neve a tonnellate/ora, per restituire agibilità a uno sperduto villaggio a nord di Oslo. E alle macchine giganti si accostano giganteggiando ‘in tono minimo’ (ammesso che far ciò sullo schermo si possa, oltre a forzar la lettera), due piccoli giganti.
Nils Dickman : Skarsgard destinato a incarnare ipostasi, pare proprio, se già von Trier Nymph( )maniacale lo fa asessuale e Felice, mentre la traduzione angloamericana è questa volta dal lepido critico risparmiata, ma nel film vien data e ripetuta (e vi si fa rimando). “Immigrato in senso buono” dalla vicina Svezia, omone ‘piccolo piccolo’ nella smisurata vendetta e novello prescelto ‘Uom dell’Anno’ dai concittadini. Papa: un afasico scavatissimo Ganz, familistico papi gangster serbo che riabilita finalmente il nome-suono usurpato dal nano governante italico; egli non giura sulla testa dei propri figli, ma di loro fa tesoro oltre la morte, al punto di rifiutare teste altrui offertegli a riparazione affettiva e negoziale, fosse pure quella del belloccissimo ‘Junior’ ucciso dal mefistofelico ‘Conte’ capobanda rivale, si spera per puro caso e non per scelta politicamente scorretta, in quanto Jr. di religione ebraica (s’apprende dal panneaux nero ritornante) nonché omosessuale praticante ben nascosto nelle pieghe della algida organizzazione. Conte detesta d’altronde le minoranze slave immigrate “in senso meno buono” e fa sommaria giustizia del killer ‘non etico’ detto ‘il cinese’ (pur s’è danese, anzi giapponese, in un guazzabuglio di razze meno che ultranordiche ironicamente presentate come poco ‘affidabili’ secondo il rigido glaciale codice di Norvegia). I nominati giganti, al contrario del perfido antagonista Conte,si muovono e parlano (poco) infagottati (abbastanza) e proiettati alla resa dei conti, che avviene tra proiettili svolazzanti e fastidiosi come il nevischio lanciato a mille orari che spazza le piane d’Oslo e dintorni.
Conte è figlio d’arte (criminale), male vivente bene vestito, di molto più azzimato e snello della media, abita una casa d’ultra design e (s)ragiona in uno studio pensatoio dominato da una libreria a 144 scomparti, popolata di manine alto–segnanti e priva di (ogni qualsivoglia, anche in unico exemplum) libro!! Scazzotta indi poi la moglie separata (danese e ‘meridionale’, in un razzismo vicinale che ricorda il neurochirurgo faccia-d’ebete ma svedese che ingiuria Danimarc(i)a che lo ospita e lo retribuisce nel Kingdom di von Trier). Apprezza e si commuove solo per il figlio Rune (e quale purezza nordica spira da tal nome, finalmente!)
(segue)Alla fine tutto il sangue versato non riscatta le ovvietà e stupidità degne del più accreditato onorevole ligoleghista o capo di governo ultrabrevilineo del sudeuropa (decantata, in alternativa al welfare sociale, a terra di felicità, con l’Africa e l’Oriente medio, estremo, cinese, ove dal terreno pare si raccolgano banane, totalitarie o repubblicane).
La geopolitica del(la) pistola (più nel senso di pirla che di pistle/gun) non conosce sfumature o latitudine : questo si trae dal film, ci consola e ci affratella agli efficienti pulitissimi norvegesi. Moland ben sa, come già i fratelli Cohen, che le maggioranze insediano buoni o cattivi parlamenti e governi, la crisi economica porta a galla il peggio dalle nazioni, con il debole che se la prende con l’indifeso; ma uomini bene stanti e pensanti, quando stupidi e/o troppo furbi, danno vita a Ottennati o Ventenni che talvolta, lo si sappia, si ripetono. Lms