LA VERTIGINE DEL TEMPO
LOCARNO 74
Proiettato nella sezione Fuori concorso, Dal pianeta degli Umani di Giovanni Cioni è un’opera singolare in cui i dati storici e la biologia, i fatti reali e la potenza dell’immaginario convergono in un’unica, grandiosa visione sul destino umano e sul senso della nostra esistenza.
Giovanni Cioni, maestro dell’invisibile – come è stato spesso definito – sceglie una dimora sontuosa e decaduta, costruita di fronte al mare sulle alture di Ventimiglia, proprio sulla linea di frontiera fra l’Italia e la Francia come punto di partenza per un viaggio allucinatorio ma lucidissimo nel tempo.
In questa prospettiva la villa, appartenuta negli anni venti all’allora famosissimo dottor Voronoff che prometteva ai suoi contemporanei una cura di ringiovanimento attraverso il trapianto di testicoli di scimmia nell’apparato genitale maschile, diventa il punto nevralgico della vicenda.
Cioni immagina Dal pianeta degli Umani come una fiaba distopica raccontata da un fantomatico pianeta, il nostro, eppure tutto è ben reale nel suo film.
La voce in off del regista, che accompagna e commenta con una leggera intonazione musicale il flusso delle immagini, tesse un dialogo costante con questo luogo singolare, dimora famosa ma anche punto di passaggio verso il Passo della Morte, un cammino ripido e pericoloso, che tutt’ora uomini e donne in fuga imboccano nella speranza di arrivare in Francia. Cioni, che ha cercato in passato di aiutare dei clandestini a varcare il confine, filma questi luoghi con vibrante sensibilità. Le immagini leggermente mosse e fluide si fissano sui resti lasciati dai migranti; vestiti abbandonati, un libro, oggetti sparsi, testimoni muti di una tragedia senza fine. Alternativamente la cinepresa prende il largo; il blu del mare filmato in slow motion invade lo schermo per aprire lo spazio ad altre visioni, venute dal passato.
Immagini storiche, materiali di archivio, spezzoni di film celebri degli anni venti come King Kong, riprese di esperimenti, di animali e film di famiglia compongono l’impressionante affresco epocale del film.
Con un estro poetico e un rigore intellettuale singolare Cioni lavora la sua densissima materia narrativa diluendo l’epopea di Voronoff in un universo mirabolante dove il regno animale si mischia e s’interesse costantemente con il mondo umano offrendo ampi spunti di riflessione sulla natura, sulla storia e sul sempiterno ciclo di vita e morte.
Le rane che popolavano ai tempi di Voronoff le cisterne della sua famosa Villa, resuscitano sulla banda sonora del film commentando con il loro gracidio, come il coro di una tragedia, la stoltezza degli atti umani. In un’atmosfera sempre più allucinatoria, anche le scimmie che il medico aveva fatto venire dall’Africa e che allevava in grandi gabbie nel giardino per sue operazioni, affiorano dalle immagini di repertorio con una vitalità prodigiosa creando un vero e proprio corto circuito. Il trattamento riservato alle popolazioni autoctone in epoca coloniale era poi cosi diverso da quello con cui si trattavano le scimmie, si domanda Cioni, mentre sullo schermo appaiono le immagini sbiadite di una tribù ammassata dietro un recinto che sembra una gabbia?
Seguendo l’arco narrativo del film scopriremo, fra una digressione e l’altra, perduta fra le pieghe del tempo tutta la biografia di Voronoff, ebreo russo d’origine, scienziato controverso, portatore di una visione antropocentrica, maschilista e colonialista, per constatare come nonostante la sua immensa popolarità e l’ammirazione di Mussolini, neanche lui si salverà dalle leggi razziali del regime fascista e dovrà fuggire perdendo tutto…
L’ironia del destino – o forse una sorta di giustizia cosmica- non avrà risparmiato, conclude Cioni, l’uomo che aveva scritto un trattato dal titolo: Vivre, promettendo l’eterna giovinezza.
Ma se Voronoff è scomparso e la sua immagine sbiadita è stata spazzata via dalla forza ineluttabile della storia, la sua villa è tutt’ora lì, vestigio di una storia che si ripete all’identico, ieri ed oggi, una storia fatta di guerre e di sopraffazioni, di vincitori e di vinti che dovranno sempre fuggire per potere sopravvivere.