Ci sono dei registi che sono in grado di cambiare la nostra visione di ciò che è un film, di ciò che il cinema è in grado di fare, in questo senso James Benning e il suo lavoro sul significato della durata del tempo, la sua esplorazione di ciò che è la politica, la cultura e storia americana è uno di questi registi.

In L.Cohen il regista posiziona la sua cinepresa nel mezzo di un campo in Oregon; per tutta la durata del film, 48 minuti, il punto di vista resterà immutato e non ci saranno tagli.

Difficile discernere nel corso dei primi lunghi minuti di questa pellicola il perché della scelta di quest’inquadratura che non sembra rivelare nulla di straordinario ma, al contrario, sembra di proposito riprendere un paesaggio qualunque: sul terreno, leggermente brullo, il nostro sguardo s’imbatte, in primo piano, su vari ciuffi d’erba e su un arbusto di erbe secche, sulla destra dello schermo, s’intravvede la sagoma di una trebbiatrice. Il nostro campo visuale è delimitato su questo lato da una strada e da due piloni elettrici che s’intravvedono in lontananza. Sulla sinistra dello schermo spiccano a poca distanza dal punto d’osservazione due barili arrugginiti e un piccolo canestro giallo posato sul suolo. Lo sfondo dell’immagine è dominato dalla cima innevata del Mount Jefferson.

Durante tutta la durata del film tutti gli elementi di questa scenografia resteranno immobili. Lo sguardo scruta nei minimi dettagli e percorre più volte gli elementi presenti nell’inquadratura nella ricerca vana di un segno, di un indizio, di una ben che minima mutazione. Un dialogo costante s’instaura fra lo spazio delimitato della nostra visione e un fuori-campo incommensurabile da cui proviene un ronzio persistente che turba la nostra orientazione e c’immerge in uno stato di apprensione crescente .

Questo è quanto, almeno all’inizio.

James Benning c’invita a partecipare ad un viaggio sensoriale che richiede un’attenzione assoluta e la capacità di metterci all’unisono con il tempo dell’attesa.

La nostra ricompensa é un’esperienza completamente fuori dal comune, una possente epifania cosmica, un attimo di grazia assoluta nell’arte cinematografica.

Con L. Cohen James Benning sfiora il sublime.

L’introduzione di James Benning è un accompagnamento essenziale alla visione del film:

“È molto difficile introdurre questo film senza rovinarlo, ma vi dirò lo stesso qualche parola per alleviare la vostra ansia…..

Il film inizia e sembra che non stia accadendo nulla, in realtà qualcosa sta accadendo ma non è percepibile, poi succede qualcosa di veramente straordinario, poco dopo succede qualcosa di misterioso che non si riesce vedere se non si presta molta attenzione alle immagini e poi, un po’ dopo succede qualcosa di strano. (scroscio d risate in sala).

Ne possiamo parlare di nuovo alla fine del film!”

CONVERSAZIONE CON JAMES BENNING

PARTE PRIMA

Prima di essere proiettato in concorso al Cinéma du Réel L.Cohen ha avuto la sua prima alla Berlinale nella sezione Forum Expanded come parte di un’installazione.

In effetti L.Cohen, avrebbe dovuto funzionare come un’installazione ma è stato putroppo mostrato all’interno di un gruppo d’installazioni molto rumorose per cui tutto il senso dell’opera è andato perso. C’era anche troppa luce che proveniva da altri luoghi vicini, quindi la proiezione non ha funzionato bene anche per questo.Le mie installazioni hanno funzionato sempre molto bene al Forum Expanded, ma questa volta non è andata così.
Per fortuna L. Cohen è stato proiettato anche in sala al Forum: una prima volta all’inizio ed una seconda alla fine del festival.

Qual’è il soggetto del film?

Questo film parla dell’eclissi totale del sole che è avvenuta il 16 agosto dell’anno scorso. Il luogo preciso in cui mi trovavo e in cui ho filmato era il centro esatto dell’ombra che ha attraversato gli Stati Uniti in Oregon.

Quello che accade in un’eclissi totale del sole è che la luna si viene a situare nel mezzo fra il sole e la terra, allineandosi con il sole e la terra. La luna crea due ombre: un’ombra più chiara che c’impiega due ore a passare e un’ombra molto più picola ma più intensa che c’impiega due minuti a passare, entrambe le ombre si muovono a 2.000 miglia all’ora. Queste due ombre ci hanno messo in totale un’ora e mezza ad attraversare gli Stati Uniti.

Ho iniziato a registrare quando la prima ombra era già a metà strada, ma dire questo non sarebbe abbastanza preciso; direi piuttosto che nel mio film che dura 48 minuti, mostro i 48 minuti centrali delle due ore che ci mette a passare la grande ombra.

Nonostante l’impressione che non stia succedendo nulla, qualcosa sta cambiando radicalmente nell’immagine che guardiamo ma non ce ne possiamo rendere conto, infatti la quantità di luce dall’inizio delle riprese fino al momento in cui passa l’ombra della luna, cioè durante i primi 20 minuti del film, è di ben 16 “stop” nell’obiettivo. Il nostro occhio si adegua naturalmente a questo cambiamento e si apre quando diventa più buio; ho messo l’obiettivo in automatico per permettergli di aprirsi man mano che la luce sarebbe diminuita. Così, anche se c’è un un milleniesimo di luce di differenza dal primo fino al 20esimo minuto delle riprese, l’immagine sembra tanto luminosa quanto lo era all’inizio.

Ovviamente quello che m’interessava di più era l’ombra più piccola e più compatta che passa durante due minuti. L’idea che mi aveva sconcertato e per cui ho deciso di filmare l’eclissi, era il fatto che si potesse passare dalla luce del giorno alla notte in solo 10 secondi, che la notte potesse durare per due minuti, per ritornare di nuovo in soli 10 secondi alla luce diurna.

 

L.Cohen è stato girato in tempo reale?

 Non mi sono servito di nessun tipo di artificio, tutto il film è stato girato in tempo reale. L’unica cosa che ho fatto è stata quella di rimuovere rapidamente un filtro per essere in grado di filmare di notte e poi rimetterlo, un’operazione che distrutto dieci fotogrammi all’inizio e dieci alla fine del periodo di oscurità totale, ma era l’unico modo per potere filmare al buio e alla luce allo stesso tempo.Questa piccola manipolazione non ha cambiato l’esperienza dell’eclissi che è rimasta autentica e molto simile a quanto ho vissuto sul posto, perché l’occhio umano ha una latitudine maggiore rispetto all’obiettivo.

 

A posteriori, direi che è stata una fortuna di potere assistere alla proiezione di L.Cohen senza saperne nulla …

Sì, è proprio così che dovrebbe essere! Il soggetto di L.Cohen in se é quello una scoperta. Nel film viene, in un certo qualmodo, ricreata una situazione in cui si vede un’eclissi totale senza esserne a conoscenza, come se fossimo al posto un uomo primitivo che osserva questo fenomeno misterioso senza sapere cosa sia. Penso che tu abbia visto il film nel modo in cui mi piace che sia guardato cioè accettando quanto sta accadendo senza porti troppe questioni.

Ovviamente si può anche pensare che quanto stiamo vedendo non sia reale dato che nel cinema si possono creare facilmente qualsiasi tipo di cose meravigliose. Effettivamente durante la mia carriera mi mi sono servito a volte di qualche manipolazione ma, quando l’ho fatto, è stato sempre per rendere l’esperienza più vera, più reale, piuttosto che per trasformarla in un qualcosa di surreale o di fantastico.

Chi conosce il mio lavoro saprà che non sto cercando di creare un qualcosa di fantastico dal nulla ma che sto registrando un qualcosa che è fantastico di per sé! Spero che chi guarda i miei film, lo senta.

Come hai vissuto personalmente l’esperienza dell’eclissi?

Durante un’eclissi totale ci troviamo di fronte a qualcosa che dovremmo conoscere bene: l’avvento dell’oscurità e il ritorno della luce ma, in questo caso, non è stato affatto un’esperienza ordinaria perché tutto ciò è accaduto ad un ritmo estremamente accelerato. La temperatura è scesa di 15 gradi in pochi minuti e i grilli si sono messi a cantare ma, già poco prima, si sono sentiti diversi suoni, perché gli animali hanno cominciato a sentire che qualcosa di straordinario stava per accadere.

La mia nozione del tempo si è completamente scombussolata, alla fine mi sono sentito molto disorientato, confuso e mi sono chiesto se quanto avevo vissuto era veramente successo….

Poi, molto rapidamente, mi è venuto in mente che quest’esperienza era una metafora della velocità con cui trascorre la nostra vita. Il fatto che la vita umana sia così breve, in termini di tempo geologico e l’idea che si possa fare notte in solo due minuti mi ha turbato profondamente. L’eclissi mi è sembrata una metafora della morte.

 

 

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